Il corpo degli adolescenti in mostra sui social

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Adolescenti, social e canoni estetici

“Su insta si vedono solo corpi perfetti. Gambe sottili come uno stecchino e corpo magro, ma tonificato, perché altrimenti non vai bene”. Sara, 15 anni, ha le idee piuttosto chiare sui modelli di bellezza che scorrono sul social network abitato da milioni di giovani. Per essere popolare e avere seguito bisogna indossare maglie corte, short praticamente invisibili e mettersi in pose ammiccanti. Questo non significa che tutte le ragazze si espongono in questo modo, ci mancherebbe. Ma le mode dettate dai social hanno delle ricadute nella vita quotidiana e quindi è difficile non esserne influenzati.

Adele, che di anni ne ha solo 12, racconta che su Instagram non mette mai la sua faccia e il suo corpo, ma solo foto di schiena. “Per motivi di privacy?” le chiedo. “No – mi risponde con leggerezza – è perché sono brutta ed è bene che gli altri non lo vedano”. Inutile dire che Adele non è brutta, ma solo una ragazzina di 12 anni che sta faticosamente crescendo e cercando di dare una forma alla propria identità.

E i ragazzi? Per alcuni vale la stessa regola. Ci sono dei canoni di bellezza maschile che devono essere rispettati. La popolarità ha un costo e non si accumulano follower facendosi selfie a caso. Servono selfie sensati, studiati, pensati, mirati al raggiungimento di un certo target. A differenza delle ragazze i giovani di sesso maschile godono di maggior libertà, sono più liberi da pregiudizi e stereotipi di genere. Vanno bene le foto in costume, solo però se si possiede una “tartaruga” sull’addome, e ci si può sbizzarrire con le espressioni del volto. Non tutti possono mostrarsi, però. Il bello e impossibile sui social network deve rispettare dei canoni oppure, come nel caso delle ragazze, è meglio che non pubblichi certe foto di se stesso e cerchi altri modi per costruire il propio personaggio.

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A pensarci bene sembra che il mondo di oggi non sia poi tanto diverso da quello di ieri. Le mode non le hanno certo inventate i social e le ragazze, allo stesso modo dei ragazzi, hanno sempre inseguito certi canoni di bellezza.
Quali le differenze, dunque, con il passato? Perché il più apprezzato su Instagram non è paragonabile al ragazzo “bello” dell’ultimo anno di Liceo che tutti seguivano e imitavano?

Il corpo degli adolescenti in vetrina per costruire un personaggio

La prima differenza è data dall’esposizione del corpo, che trova un nuovo spazio sociale in cui mostrarsi e esibirsi. Un luogo, quello dei social network, dove è possibile per ognuno di noi costruire un personaggio. Gli adolescenti, per ovvie ragioni, lo fanno a partire dal corpo e dalle sue possibili declinazioni. Non riuscendo ancora a rispondere a una domanda identitaria profonda, espongono il proprio corpo alla ricerca di indizi e consenso. Questo è un atteggiamento tipico dell’adolescenza che però, sempre di più, sfugge il contatto e il confronto all’interno di una relazione per cercare risposte in cuoricini sui social.

Sconosciuti, ma già taggati ed etichettati

La seconda differenza è data dalla staticità dell’immagine. Essere taggati significa in fondo essere etichettati. Prima dei social i cambiamenti nella vita di un ragazzo, anche da un punto di vista estetico, lasciavano tracce solo nella memoria e potevano essere superati con più o meno facilità a seconda delle situazioni. Inoltre, aspetto non di poco conto, la relazione di persona aiuta ad andare oltre l’immagine. Sui social questo percorso è più complesso, perché l’immagine rischia di saturare il desiderio di conoscenza. I ragazzi ci raccontano che oggi, se vuoi conoscere una persona, vai a vedere il suo profilo Instagram: cosa posta, quanti follower ha, chi segue. Dunque l’immagine social viene prima di qualsiasi altro processo e influenza il giudizio su quella persona.

Il ruolo degli adulti

I ragazzi non possono che essere influenzati da tutto questo. Tra l’altro, più continuiamo a parlare loro di personal branding e di cura della propria immagine social, più li leghiamo a questo meccanismo che non fa altro che renderli sempre più narcisi e fragili.

Al contrario, quello che è possibile fare, è sostenere ciascun giovane nella ricerca della propria identità passando fuori dal social network. Su questo punto i genitori a casa e gli insegnanti a scuola possono fare molto. Innanzi tutto presentando loro modelli di adulti non ossessionati dall’immagine. Poi smettendola di riprendere con lo smartphone i propri figli in ogni passaggio più o meno importante della loro vita. Evitando quindi, diventerò impopolare, di pubblicare le loro immagini sui social network. Sono gli adulti i primi a dover ripulire i propri account dal proprio ego.

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Cosa non pubblicare mai

È poi importante che i ragazzi vengano aiutati a capire che cosa non deve mai essere pubblicato del proprio corpo. Le foto nude, ad esempio. Ma anche quelle in costume, biancheria intima, quelle in cui si mettono in pose ammiccanti e sensuali. Aiutiamo i giovani a vivere la propria sessualità fuori dal social, a cercare nell’altro le risposte ai propri dubbi, a non avere fretta di mostrarsi e svelarsi. La scoperta della sessualità ha bisogno di tempo mentre sui social si è obbligati a correre.

Cerchiamo la bellezza

Invitiamoli, infine, a girare la fotocamera dello smartphone verso l’esterno alla ricerca della bellezza che si trova attorno a loro. I giovani, da sempre, sono molto sensibili in questo senso. Il problema è che la bellezza va cercata, non è già data, e per questo dobbiamo fargli vedere come si può trovarla.

Se l’immagine pubblica è troppo diversa da quella privata

Il corpo ha trovato in questi anni un suo posto all’interno dei social network ed è quindi normale che i ragazzi lo mostrino. Non dobbiamo essere dunque troppo preoccupati per questo. Al di là delle foto che non vanno mai pubblicate di cui ho scritto poco sopra, però, è bene fare attenzione quando si nota troppa divergenza tra l’immagine pubblicata in rete e quella che, come genitori, si ha del figlio. Da un certo punto di vista è normale che un ragazzo con i suoi coetanei si mostri differentemente da come fa in casa. Il discorso però cambia sui social network, per tutti i motivi sopra esposti. Una mamma mi raccontò di essere rimasta sconvolta da alcune foto del figlio su Instagram: si ritraeva mentre arrampicava e dava l’impressione di essere un grande sportivo, amante della natura, coraggioso e spavaldo. In realtà, raccontò la madre, il figlio non aveva mai fatto sport e aveva appena cominciato con l’arrampicata. Il ragazzo su Instagram stava costruendo un personaggio ideale ed era necessario aiutarlo ad accorgersene.

Su queste divergenze è bene che con i ragazzi ci si fermi a riflettere. Perché il potere del like, dell’opinione dell’altro e della popolarità rischiano di rendere i social un ambiente a parte, troppo separato dalla vita di tutti i giorni. Non è un caso, forse, che sempre più ragazzi non vogliano fare sapere agli amici il proprio nick su Instagram per evitare di  essere presi in giro. Su questo dobbiamo vigilare.