Vamping: l’insonnia digitale dei ragazzi

vamping-insonnia-digitale

Sono lontani i tempi di Dracula, quando i vampiri erano personaggi negativi che si nutrivano del sangue degli umani portandoli alla morte. La saga di Twilight, per citare un grande successo letterario e cinematografico, ha ribaltato questa immagine. I vampiri sono diventati belli, affascinanti e misteriosi al punto che la giovane e bella protagonista di Twilight, soprannominata non a caso Bella, desidera trasformasi a sua volta in un vampiro. Per comprendere il significato della parola vamping dobbiamo partire proprio da qui.

Vamping, lo smartphone anche di notte

Con questa parola, infatti, si indica il fenomeno dei ragazzi che restano svegli la notte per chattare. Esattamente come i vampiri, nutrendosi però di relazioni umane al posto di sangue. Un accostamento di significati piuttosto bizzarro, certamente un po’ forzato, che però mette al centro un problema reale: l’insonnia digitale dei ragazzi. Sono infatti molti i giovani che passano la notte attaccati a smartphone, tablet e computer. Alcuni non spengono mai il telefono, lasciandolo così libero di ricevere notifiche, altri lo tengono sotto il cuscino per poterlo sentire meglio.

Gli effetti: fatica ad addormentarsi e stanchezza

Il problema esiste, inutile negarlo. L’utilizzo di dispositivi tecnologici la sera e, a maggior ragione, la notte, peggiorano il sonno sia in termini di quantità che di qualità. Detto in altri termini non solo si dorme meno, cosa ovvia se ci addormenta alle 3 del mattino per risvegliarsi alle 7, ma  anche peggio. Manfred Spitzer è uno psichiatra tedesco autore di diversi testi molto critici verso i media digitali. Nel suo libro Solitudine Digitale, edito da Corbaccio, dedica un intero capitolo all’insonnia digitale dei giovani. Ci sono numerosi studi che mettono in correlazione la quantità di tempo passata a chattare la sera e la notte con la fatica ad addormentarsi e il deficit di sonno. In pratica chi usa maggiormente lo smartphone o il pc dopo cena impiega più tempo ad addormentarsi e dorme meno tempo, accumulando così maggiore stanchezza.

Secondo Spitzer i motivi possono essere diversi. Il primo è un evidente fattore temporale. Il tempo passato a chattare su WhatsApp di notte è tempo rubato al sonno. Il secondo è legato alla stimolazione che arriva da questi dispositivi. Dover sostenere chat di gruppo, confidarsi con un’amica, parlare con il fidanzato, rispondere a un commento sui social network oppure litigare con qualcuno, porta a stressarsi più che a rilassarsi. Di fatto è come se la giornata non fosse ancora finita anche se il sole è tramontato e il corpo è nascosto sotto le coperte. L’identità digitale, potrei dirla così, è più sveglia che mai e tiene in piedi anche quel corpo che desidererebbe tanto un po’ di riposo. Come sostiene Spitzer “i contatti sociali a tarda sera inviano segnali decisamente fuorvianti al nostro orologio biologico”.

La luce degli schermi: un’interferenza sul ciclo sonno-veglia

Un altro fattore, assolutamente da non sottovalutare, è dato dall’esposizione alla luce emanata dai dispositivi. Il nostro organismo di notte rilascia melatonina, ormone fondamentale per la regolazione del ciclo sonno-veglia. Se la stimolazione luminosa continua anche durante la notte, però, il rilascio corporeo di melatonina diminuisce peggiorando la qualità e la quantità di sonno. Si aggiunga a tutto questo che gli schermi dei dispositivi tecnologici producono una quantità maggiore di luce blu, che va a inibire la produzione di melatonina. L’orologio biologico rallenta e la mattina ci svegliamo più stanchi.

A differenza della televisione, gli smartphone e i tablet vengono utilizzati da più vicino e richiedono una maggiore partecipazione. La somma di questi due aspetti, la vicinanza allo schermo e l’interazione, portano questi dispositivi a essere particolarmente sconsigliati la sera e, soprattutto, la notte. Discorso valido anche se si considera che la maggior parte dei dispositivi regola automaticamente la sua luce al buio, rendendo più caldi i colori dello schermo. Bene che lo facciano, ma non bisogna comunque abusarne.

Cosa si può fare?

La cosa più ovvia è aiutare ai ragazzi a rinunciare al telefono in questi orari. Soprattutto con ragazzi più piccoli, penso soprattutto ai bambini delle scuole elementari e ai giovani delle scuole medie, è bene che il genitore intervenga e fissi delle regole di utilizzo chiare e condivise. La cosa importante è accorgersi che il vamping non è un comportamento corretto e che i ragazzi devono essere aiutati a evitarlo. I vampiri lasciamoli alle serie TV o ai romanzi.