Punti di Vista: Nosy Crow
Il corvo ficcanaso ha fatto il nido all’ultimo piano di una palazzina in mattoni rossi del vivace quartiere londinese di Borough. Mi arrampico in cima ad una ripida scala di ferro per raggiungere gli uffici di Nosy Crow, giovane casa editrice indipendente di app di successo come Three Little Pigs, Animal SnApp Farm e il recente Parker Penguin. Mi attende Kate Wilson, direttore di Nosy Crow con 25 anni di esperienza nell’editoria per bambini per colossi come Macmillan e Scholastic. Chiacchieriamo per oltre un’ora di fronte a tè e cupcakes fatte in casa di libri, tablet e bambini.
Mamamò: Nosy Crow è un giovane editore indipendente di libri cartacei e libri digitali. Può raccontarci come è nata questa esperienza?
Kate Wilson: Durante il mio lavoro presso Scholastic ho avuto a che fare con l’editoria scolastica e i Book Clubs (progetto che promuove la lettura in famiglia e a scuola ndr.). Questo mi ha resa consapevole delle potenzialità del digitale. Come editore di scolastica avevamo infatti a che fare con il mondo dell’istruzione, che a quell’epoca nel Regno Unito aveva fatto molti sforzi per connettersi a internet. E avevamo portato avanti il progetto “We are writers” sul print on demand per le scuole. Dopo una breve esperienza nell’editoria per adulti, sono voluta tornare a quella per bambini e ho pensato che, dopo le esperienze in grandi case editrici, volevo farlo su una scala più piccola. Volevo tornare a mettere le mani sul processo di creazione del libro e sperimentare. Così è nata Nosy Crow. E alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna nel 2010, prima che arrivasse l’iPad, abbiamo presentato la nostra prima bookapp, Three Little Pigs, su un iPod Touch.
M: La maggior parte degli editori converte in digitale libri che nascono nel formato cartaceo oppure si dedicano esclusivamente all’editoria digitale. Voi di Nosy Crow invece avete in un certo senso un punto di vista privilegiato, perché pubblicate entrambi i formati in modo nativo. Cosa pensa che conti di più quando si progetta un libro digitale rispetto ad uno cartaceo?
KW: Al momento il nostro approccio è “o” “o”, cioè di fronte ad un progetto o pubblichiamo in cartaceo o pubblichiamo in digitale. Ma i confini sono mobili e si confondono. Quindi non è detto che in futuro l’approccio non cambi. Per valutare se un progetto sia adatto al digitale prendiamo in considerazione una serie di fattori.
- Potenziale interattivo e multimediale: per prima cosa valutiamo se la storia abbia il potenziale per diventare interattiva e multimediale. Io dico sempre che le applicazioni sono “affamate di contenuti”, perché richiedono un sacco di immagini, di testi, di animazioni, di audio… Sono un prodotto ricco di contenuti.
- Sostenibilità finanziaria: i costi di produzione di una applicazione sono ancora alti, anche se la diffusione dell’Html 5 e lo sviluppo di tool editoriali per la realizzazione delle app potrebbe rendere il processo più semplice e meno costoso.
- Caratteristiche dell’apparato iconografico: nel caso di illustrazioni già esistenti occorre valutare come sono state realizzate – per esempio se hanno livelli separati – e se possono essere tradotte nel formato digitale.
M: Negli anni 50 e 60 la televisione era un nuovo medium alla ricerca di nuovi format. Da molti punti di vista la situazione attuale dell’editoria digitale è simile: si tratta di un mezzo completamente nuovo che mixa linguaggi differenti. Quali format crede che avranno successo con i bambini?
KW: Nessuno lo sa. Possiamo solo tirare a indovinare. Al momento non abbiamo nemmeno una definizione precisa di bookapp. Prima avevamo un unico mezzo con regole precise. Ora i media tendono a convergere. E la situazione è in continua evoluzione.
M: Quali nuove competenze un editore digitale come Nosy Crow deve avere al proprio interno?
KW: Ho partecipato qualche giorno fa ad una tavola rotonda negli USA, in cui un manager della Disney suggeriva agli editori di esternalizzare tutte le attività non creative, tra cui anche lo sviluppo delle app. Ma la programmazione è creatività! Ci sono una serie di competenze che sono essenziali per un editore digitale tra cui l’animazione, la grafica 3D, lo sviluppo di giochi. Il progetto non può viaggiare avanti e indietro tra l’editore e il fornitore. E’ bene che queste competenze siano interne.
M: Molti genitori ed educatori temono che i tablet, rispetto ai libri tradizionali, possano essere dannosi per i bambini – penso per esempio all’approccio di Nicholas Carr. Credono che ostacolino la lettura e la creatività. Cosa pensa di queste preoccupazioni?
KW: Penso che la “generazione degli Angry Birds” sia destinata a trascorrere comunque molto tempo davanti ad uno schermo e vorrei che parte di quel tempo fosse dedicato a leggere, fosse riservato ad esperienze coinvolgenti di lettura, in cui si raccontano storie in modo interattivo utilizzando diversi media.
M: Come cambia con i tablet il ruolo di mediazione degli adulti nella lettura?
KW: Se escludiamo l’approccio che condanna il tablet come “babysitter elettronica” e assumiamo un atteggiamento più pragmatico, dobbiamo prendere in considerazione due elementi:
- che i bambini in ogni caso passerebbero del tempo davanti ad uno schermo e sia meglio che lo passino leggendo.
- che la presenza dell’audio, di una voce che racconta la storia dà sicurezza e autonomia ai bambini in età prescolare perché finalmente possono “fare da soli”, senza dover aspettare che un adulto gli legga una storia.
M: Nosy Crow testa le proprie app con i bambini. Cosa hanno da insegnare i bambini circa l’arte di raccontare?
KW: Innanzitutto i bambini sono molto esigenti, richiedono un sacco di interazione e blocchi di testo più piccoli rispetto a quelli che usiamo nei libri cartacei. Inoltre, si aspettano una risposta immediata, altrimenti perdono la pazienza e l’interesse. Ma i test con i bambini insegnano molto soprattutto sull’interfaccia – sulle dimensioni che devono avere i pulsanti per esempio – e sulla meccanica di interazione. In Parker Penguin ci siamo resi conto che era necessario impostare il passaggio da una pagina all’altra attraverso un doppio “tap”, perché i bambini toccavano la freccia per passare alla pagina successiva anche senza volerlo.
M: Molti editori, soprattutto in Italia, non entrano nel mercato perché pensano che i numeri siano ancora troppo bassi. Qual è la sua percezione del mercato dell’editoria digitale per bambini?
KW: Nel Regno Unito nell’editoria per adulti negli ultimi tempi si è assistito ad un doppio spostamento, da un lato verso gli ebook, dall’altro verso l’acquisto di libri su internet. Questo non è ancora avvenuto nel campo dell’editoria per bambini, in cui gli adulti ricercano ancora il libro come oggetto e come esperienza fisica. Ma le librerie tradizionali sono in crisi e non possono certo reggersi sull’editoria per bambini. Quindi bisogna capire fino a che punto i genitori rimarranno legati al libro cartaceo. La diffusione dei tablet e quella dei contenuti contribuiscono entrambe alla crescita del mercato. Ma è essenziale che cresca anche la disponibilità degli utenti a pagare per i contenuti digitali.
Al momento come Nosy Crow abbiamo trovato partner per la distribuzione – sia delle app che dei libri cartacei – in Francia (Gallimard), Germania e Olanda. Abbiamo cercato anche un partner italiano, ma non abbiamo ancora chiuso nessun accordo. Del resto, non credo che sia utile forzare un mercato se la situazione non è ancora matura.
M: Quali sono le prossime novità di Nosy Crow?
KW: Abbiamo da poco lanciato “Stories aloud” che a partire da un QR code stampato sul libro cartaceo consente di ascoltare attraverso uno smartphone o un tablet l’audio della storia. E intendiamo portare alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna Little Red Riding Hood, la terza delle nostre Favole – dopo Three Little Pigs e Cinderella. Le favole hanno il pregio di essere estremamente flessibili, di essere già passate attraverso secoli di trasformazioni e si prestano quindi particolarmente ad essere riadattate ai nuovi mezzi. Hanno anche il pregio di essere storie note e quindi di emergere all’interno dell’App Store. Cappuccetto Rosso sarà un’app con diversi percorsi possibili. La protagonista infatti si troverà più volte davanti ad un bivio e potrà scegliere se prendere una strada o un’altra e seguire quindi un esito del racconto piuttosto che un altro. In questo modo il bambino potrà leggere e rileggere l’applicazione come se fosse sempre diversa.
Mentre saluto Kate Wilson guardo la parete di fronte a noi dove sono appesi due poster, “I diritti del lettore” di Daniel Pennac, illustrato da Quentin Blake e “Le 22 regole della Pixar per una narrazione fenomenale”. E penso che quelli, in fondo, non cambieranno mai.