Tredici la serie tv cult che racconta le paure degli adolescenti

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Tredici. Titolo originale: Thirteen Reasons Why. Regia: vari. Ideatore: Brian Yorkey. Casa di produzione: July Moon Productions, Kicked to the Curb Productions, Anonymous Content, Paramount Television. Distributore internazionale: Netflix. Anno: 2017. Paese di produzione: USA. Durata: prima serie (13 episodi da 49-61 min).

Di cosa tratta…

“Ciao, sono Hannah. Hannah Baker. Esatto. Non smanettate su qualunque cosa stiate usando per ascoltare. Sono io. In diretta e stereo. Nessuna replica, nessun bis e questa volta assolutamente nessuna richiesta. Mangia qualcosa e mettiti comodo, perché sto per raccontarti la storia della mia vita. Anzi, più esattamente, il motivo per cui è finita. E se tu hai queste cassette, è perche sei uno dei motivi”.

Comincia così Tredici la serie tv prodotta da Netflix – titolo originale Thirteen reasons why – andata in onda a partire da marzo di quest’anno e già diventata un cult tra gli adolescenti, tanto da indurre la rete di streaming ad annunciare l’arrivo di una seconda stagione. Tratta dall’omonimo libro di Jay Asher, edito in Italia da Mondadori, si articola in 13 puntate, tanti sono i lati delle audiocassette incise dalla protagonista, uno per ogni persona che rappresenta un movente del suo suicidio. Le istruzioni lasciate da Hannah sono chiare: ognuna delle 13 persone dovrà ascoltare tutte le cassette e poi passarle alla persona successiva senza spezzare la catena, se non vuole che il contenuto venga reso pubblico. Gli spettatori seguono la vicenda, oltre che attraverso il racconto della protagonista, dal punto di vista di Clay Jensen, un suo compagno alla Liberty High School di una non precisata cittadina californiana, che arriva a casa un pomeriggio e trova una scatola a lui indirizzata, con le audiocassette. Nessun mittente, nessuna indicazione sul contenuto. Non gli resta che recuperare il vecchio stereo del padre e ascoltarle…
Così, in un crescendo drammatico di cui conosciamo già l’esito finale – la morte di Hannah – la protagonista col suo audiodiario ci conduce a scoprire i suoi amici e il mondo della scuola che frequentava, dove nessuno è realmente come sembra e tutti sembrano avere un segreto da nascondere.

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Ci piace perché…

In una spirale discendente, fatta di solitudine, tradimenti affettivi, abuso di alcool e droghe, episodi di bullismo, sesso e violenza entriamo poco a poco in un universo adolescenziale in cui, dietro l’ipocrisia del sorriso, la patina zuccherosa del politicamente corretto e un’attenzione all’altro istituzionalizzata ma vuota di significato, si nasconde un sistema in cui tutti sono colpevoli. Un universo dove la perdita dell’innocenza è ancora più scioccante perché ammantata di normalità e di buone intenzioni, causata in alcuni casi da devianze, ma nella maggior parte dei casi da distrazione, debolezza e paura. Se c’è un dato comune ai diversi adolescenti che compaiono nella serie è infatti proprio l’estrema fragilità e l’incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni o di valutare fino in fondo le conseguenze che possono avere sugli altri.

Le colpe degli adulti

Laddove i ragazzi peccano di egoismo o mancanza di empatia, gli adulti sembrano vivere in un mondo parallelo a quello dei propri figli o studenti, incapaci di comprendere cosa realmente si agita sotto la superficie apparentemente tranquilla delle loro vite. Di fronte alla tragedia il personale della scuola non trova di meglio che appendere poster contro il suicidio alle pareti e sembra pià preoccupato di mettere in atto le procedure formali che possano tutelare l’istituzione dalla causa intentata dai genitori di Hannah, che impegnato ad aiutare i ragazzi ad affrontare emotivamente la morte della compagna. I coniugi Baker, presi dalle traversie economiche della piccola farmacia che gestiscono, vivono il tragico senso di colpa di non aver sospettato minimamente la sofferenza della figlia. Il padre e la madre di Clay si rendono conto che qualcosa non va, ma non riescono a penetrare il mutismo del figlio, il personaggio che più di tutti gli altri affronta la morte di Hannah e il suo pesante lascito autobiografico come un sofferto rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Un rito di svelamento della verità, per quanto dolorosa, e di ammissione delle proprie colpe, che dovrà affrontare da solo.

I meccanismi del thriller e una verità sfuggente

Costruita con la suspense di un thriller e meccanismi narrativi coinvolgenti, basati su una verità sfuggente in cui nemmeno il punto di vista della narratrice protagonista è esente dalla menzogna e dall’errore, Tredici si avvale di un cast di attori bravissimi. I punti deboli della serie, oltre agli stereotipi da teenage movie americano – la festa in piscina, l’opposizione tra studenti nerd e popular, le partite di basket con le cheerleaders – derivano forse dal voler dichiaratamente costruire una tesi ad uso educativo, contro il bullismo e la violenza. Si deve forse a questo il carattere pedantemente descrittivo di alcune scene, nonché una certa dilatazione dei tempi – nel libro Clay ascolta tutte le audiocassette in una sola notte – che incrinano nel procedere delle puntate la credibilità dei due co-protagonisti. Si finisce col chiedersi perché Hannah si fidi sempre delle persone sbagliate e non dell’unica persona su cui potrebbe invece contare e si prova una certa irritazione nei confronti di Clay, che centellina l’ascolto delle cassette e indugia nello struggimento autofustigatorio, perennemente indeciso sul da farsi. Forse, a beneficio dei ritmi narrativi, si sarebbe potuti arrivare alla catarsi finale molto prima. Ma, si sa, la logica delle serie tv è di far compagnia ai propri fan il più a lungo possibile…

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Perfetto per chi…

Tredici la serie tv è perfetta per i genitori di figli adolescenti, che non potranno evitare di rimanere disturbati di fronte all’immagine di noi adulti restituita dalla serie: genitori in molti casi affettuosi, attenti e aperti al dialogo, ma ignari e inetti di fronte all’universo interiore dei propri figli. Segnaliamo che la serie, oltre a linguaggio inappropriato, contiene scene esplicite di sesso e di violenza che non sono adatte ad un pubblico giovane (Netflix dà un valutazione VM14). Dai 13 anni in avanti, tuttavia, una visione condivisa – genitore/figli – di Tredici può essere occasione per un interessante confronto sui temi tipicamente adolescenziali trattati dalla serie.