Punti di vista: Luca Prasso di Curious Hat

Punti di vista: Luca Prasso di Curious Hat

“Incontro” Luca Prasso su Skype in una calda giornata estiva, mentre trascorre le sue vacanze-lavoro in Sardegna. Il resto dell’anno lo passa a San Francisco dove nel 2011 ha fondato, insieme alla creative director (e moglie) Nadia Andreini e al francese Erwan Maigret, Curious Hat, start up che si è fatta notare per app creative dedicate ai bambini, come Eye Paint, Color Vacuum e la recentissima InfiniScroll.

Mamamò: “Luca, ci racconti come è nato il progetto Curious Hat?”

Luca Prasso: “Io ed Erwan abbiamo lavorato diversi anni insieme alla Dreamworks – lui come programmatore puro, io come supervisore tecnico ai personaggi – dove abbiamo contribuito alla realizzazione di storie e personaggi come Shrek. Abbiamo entrambi quindi questa dimensione un po’ “geek” legata alla tecnologia, ma siamo anche genitori di bambini dai 2 ai 10 anni. Ed essere genitori oggi vuol dire anche interagire con i dispositivi digitali. L’idea di lanciarsi nell’avventura di Curious Hat nasce da qui”. 

M: “Le vostre app cercano di creare un ponte tra il reale e il virtuale. Invitano i bambini a usare il tablet per esplorare il mondo che li circonda. Credi che il digitale rischi di isolare troppo i bambini?”

L: “I nuovi strumenti tecnologici offrono vantaggi rispetto alla tv e anche al cinema perché hanno una dimensione interattiva e non passiva. E sono alla portata di tutti. A 12 anni usavo una cinepresa Super 8 e realizzavo cartoni animati a passo 1. Mi ci voleva un mese per vedere il frutto del mio lavoro. Ora un bambino può fare la stessa cosa con un’app in molto meno tempo, mettendo alla prova la propria inventiva.
Dipende comunque sempre da come questi strumenti vengono utilizzati. In Curious Hat non vogliamo che i bambini perdano il rapporto con la dimensione del reale. Le app devono piuttosto essere occasioni per esplorare il mondo esterno, creare e imparare.

M: “Parlaci di InfiniScroll. E’ la vostra prima app che affronta in un certo senso la dimensione narrativa, ma lo fa in modo non lineare, chiedendo il contributo del lettore”.

L: “Per 17 anni ho lavorato a film d’animazione, nei confronti dei quali il bambino è passivo. Con InfiniScroll, che offre una narrazione aperta, ho potuto ribaltare questo approccio: i genitori rimangono sorpresi dalla capacità dei bambini di inventare una storia a partire da immagini casuali. Il progetto originale prevedeva anche il coinvolgimento di alcuni attori, con contributi di voci importanti che leggevano la “propria” storia, improvvisando sulle combinazioni di immagini dell’app.”

 

M: “Quali sono i vostri progetti per il futuro?”

L: “Siamo partiti con lo sviluppo di singole applicazioni, ma intendiamo creare una vera e propria piattaforma, per sostenere quello che è un pilastro del nostro approccio: il coinvolgimento dei genitori. Vogliamo che gli adulti prendano parte all’esperienza digitale dei bambini, magari avendo la possibilità di creare e personalizzare le modalità di apprendimento e di gioco. All’interno della piattaforma Curious Hat, tutte le nostre app si “parleranno” tra di loro, ci sarà un account unico di accesso per tutta la “tribù” di famiglia e tutti i diversi device, con la possibilità di condividere i contenuti via cloud; banalmente, anche se sono in giro per lavoro posso scattare una foto che diventa un puzzle per il bambino, una geolocation con quiz di geografia, un mistero crittografato da risolvere. Questo è solo un piccolo esempio delle possibilità di personalizzazione e di interazione tra bambino e genitore che intendiamo offrire. La piattaforma sarà un collettore di contenuti all’interno del quale il bambino passerà da un’attività all’altra – da un’app all’altra – senza soluzione di continuità, in un ambiente in cui sarà invitato a co-creare contenuti insieme a tutta la famiglia, secondo una dinamica partecipativa.
Contemporaneamente, questo ci permetterà di rispondere a un bisogno di business. Il mercato delle singole app per bambini al momento, tranne rare eccezioni, non è sostenibile, soprattutto se si punta a un prodotto di qualità. La piattaforma ci permetterà invece di fidelizzare i nostri clienti, a cui potremo proporre altre attività, servizi aggiuntivi, contenuti extra.

 

M: “La dimensione ludica è centrale nelle vostre app. Credi che i contenuti in generale si muovano verso la gamification?”

L: “Molti editori tradizionali che avevano a disposizione dei contenuti si sono limitati a trasformarli in app che assomigliano molto ai libri. Ma la sfida è individuare nuovi format. Le nuove generazioni di insegnanti non si limitato a dire “datemi un’app”, ma sono alla ricerca di un nuovo approccio didattico, di un modo nuovo di veicolare i contenuti. Mi viene per esempio in mente l’app della Nona Sinfonia di Touch Press, che offre un modo totalmente inedito di visualizzare e di apprezzare la musica.”

M: “Sei italiano, ma vivi a San Francisco e lavori con un team internazionale (Erwan per esempio è basato in Francia). Come vedi il mercato italiano delle applicazioni dal tuo punto di osservazione privilegiato?”.

L: “L’Italia è un mercato infinitesimamente più piccolo rispetto a quello degli USA. Per noi rappresenta solo l’1% di tutto il nostro fatturato. Dei 110mila download di Fractions, solo 88 provengono dallo store italiano. Anche i tempi sono diversi: agosto per esempio negli Stati Uniti è un mese importante perché Apple prepara il lancio delle app per il rientro a scuola. Per questo abbiamo deciso di lanciare InfiniScroll a ferragosto.”

Mentre rifletto sulla marginalità del nostro paese, scongiurando che sia temporanea e limitata al mondo delle app, leggo sul sito di Curious Hat la loro mission: “Noi vogliamo fortemente creare strumenti che stimolino i nostri bambini a giocare, creare, inventare, esplorare e divertirsi, imparando così che possono costruire un mondo migliore.” E mi torna un po’ di buonumore.