Simulare la vita (e gli affetti) con i Tomodachi

Sviluppatore: Nintendo. Anno: 2014. Piattaforma: Nintendo 3DS e 2DS. Lingua: italiano. Prezzo: 39,90 €

Non ci vuole molto a entrare nel mondo dei Tomodachi (amici, in giapponese), videogioco che è a detta del suo stesso sviluppatore un “simulatore di vita”. Arrivati in Italia lo scorso giugno per le console portatili di Nintendo, i Tomodachi esistono in Giappone dal 2013 e prendono le mosse dai Mii, ovvero gli avatar creati nel Canale Mii delle console Wii, del Wii U, 2DS e 3DS, che possono essere usati come personaggi partecipanti nei giochi di questo sviluppatore.
Preso atto della diffusione dei Mii, si è pensato di farli diventare protagonisti di un videogioco adatto a tutti (Pegi 3, anche se in realtà noi lo consigliamo per bambini in età scolare, in grado di leggere e di gestire i settaggi del gioco), la cui missione è la felicità degli abitanti di un’isola, ovviamente virtuale e alla quale possiamo dare un nome.

Per cominciare a giocare bisogna creare il proprio avatar e successivamente quelli dei propri amici e/o parenti. E’ possibile fare questo a partire dal gioco, ma vi è anche l’opzione di “importazione” di Mii già esistenti, utilizzando un collegamento Internet o un QRcode.

La definizione della fisionomia, ma anche del carattere, dei gusti e delle inclinazione di ciascun Mii è parte integrante del gioco. Al bambino, ma anche all’adulto che si appassione a questa esperienza di vita virtuale (sul genere dei famosissimi The Sims) non sfuggiranno le moltissime opzioni per delineare i propri Mii, anche perché in base alle caratteristiche assegnate i nostri amici virtuali agiscono, fanno conoscenza, si relazionano fra loro, diventano amici (ma noi possiamo sconsigliarli, se non desideriamo che ciò avvenga), si innamorano e (se vogliamo) fanno figli.

I vari avatar vivono in un unico grande condominio, ciascuno nel proprio appartamento nel quale possiamo di volta in volta andarli a trovare. Sull’isola sono presenti anche negozi, locali e punti di interesse in cui possono recarsi e in cui noi possiamo fare lo shopping necessario (vestiti, cibo, complementi d’arredo, medicinali…) per prenderci cura di loro. Sarà un notiziario a dirci regolarmente tutte le novità dell’isola quanto ad aperture di nuovi spazi e avvenimenti particolari.

I Mii sono simpatici, espressivi, mai volgari; li possiamo osservare dalle finestre dei loro appartamenti mentre vivono la loro vita. Se sono annoiati si rotolano per terra, se non stanno bene compare una nuvoletta nera sopra la loro testa, se abbiamo regalato loro degli animali se ne prendono cura e li fanno giocare. Amano cantare, ritrovarsi davanti a un grande pubblico per esibirsi in improbabili Karaoke, ma si incontrano spesso anche negli appartamenti altrui perché col procedere del gioco nascono (e si disfano) amicizie e amori.

Il bambino che gioca con i Tomodachi, dunque, si interfaccia con delle creature affettuose, tenere e a volte bizzarre, ma soprattutto è continuamente sollecitato ad accudirle e pensare a loro: più le rende felici, più punti/soldi accumula, guadagnando così nuovi livelli di felicità.

E’ soprattutto in relazione a questa caratteristica del videogioco che la psicologa Maria Rita Parsi ha dichiarato: “Tomodachi Life consente ai bambini di constatare come alcuni comportamenti possano soddisfare diversi bisogni, propri o altrui, stimolandoli ad agire nello stesso modo anche nella vita reale” e che può quindi diventareuna palestra virtuale nella quale il bambino si allena a riconoscere e ad esprimere emozioni, bisogni e desideri; si allena, cioè, a strutturare il suo essere al mondo e a mettere alla prova le sue capacità di relazione nel microcosmo familiare e nel macrocosmo sociale”.

Possiamo condividere in linea di massima quanto sostenuto dalla nota psicologa, certo i Tamodachi sono un gioco che cattura l’attenzione del bambino in modo garbato, coinvolgendolo senza forzature e dandogli modo di raccontare molte cose del mondo e delle persone che lo circondano.