Regole per lo screen time: meglio promuovere l’autonomia dei ragazzi

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Tra i compiti del genitore rientra quello di stabilire regole e confini rispetto all’uso delle tecnologie da parte di bambini e adolescenti. Stiamo parlando dell’uso di smartphone, computer e videogiochi, del famoso screen time (il tempo che i più giovani spendono di fronte agli schermi).

Le famiglie adottano strategie differenti nel tentativo di regolare l’uso delle tecnologie da parte degli adolescenti. L’obiettivo dei genitori è quello di proteggere i figli da possibili rischi, pur non togliendo ai ragazzi le tante opportunità che il digitale e i nuovi media offrono.

Educazione alla tecnologia, una sfida inedita per i genitori di oggi

Per motivi storici e generazionali, i genitori di oggi si trovano ad affrontare sfide inedite per loro, in un contesto – quello della tecnologia – in continua evoluzione. Le sensazioni che molti di loro provano sono di stress, frustrazione, ansia e paura, ma c’è anche chi è più orientato ad affrontare le novità con curiosità e fiducia.

La percezione degli adulti è diversa dal vissuto dei ragazzi ed è per questo molto importante che gli adulti facciano esperienza diretta delle tecnologie popolari tra gli adolescenti, per ridimensionare le proprie angosce. Spesso la mancanza di contatto diretto con device, app, social media o videogiochi genera infatti un’ansia maggiore rispetto ai reali pericoli a cui possono esporre i ragazzi.

L’effetto delle regole imposte dai genitori ai figli

Gli adulti spesso rispondono alle sfide dell’epoca digitale cercando di proteggere i ragazzi mediante limiti e restrizioni relative all’uso del web. Netta Weinstein e Andrew Przybylski, ricercatori presso le Università di Cardiff e di Oxford specializzati nello studio della psicologia e delle nuove tecnologie, hanno effettuato uno studio sugli effetti delle strategie usate dagli adulti per regolare l’uso delle tecnologia da parte degli adolescenti.

Spesso gli adulti impongono regole in modo controllante, cioè ricorrono a obblighi e minacce per indurre gli adolescenti a rispettare i limiti imposti. Questo può però avere delle conseguenze sia sul comportamento dei ragazzi (che potrebbero arrivare a nascondere le proprie abitudini) sia sulla relazione genitori-figli.

I ricercatori hanno evidenziato negli adulti 3 stili comportamentali per regolare l’uso delle tecnologia da parte dei ragazzi, a seconda che facciano leva su:

1. Minacce e punizioni

Esempio: il figlio vuole registrarsi su un nuovo social media. Il genitore non dà spazio alla richiesta, si arrabbia subito e dice al figlio che sarà punito se non rispetterà le sue regole.

Possibili conseguenze: il ragazzo non si sentirà ascoltato, compreso, ma soprattutto non si sentirà degno di fiducia. Questo stile potrebbe minare la sua autostima.

2. Senso di colpa e vergogna

Esempio: il figlio vuole aprire un canale YouTube e pubblicare contenuti. Il genitore non dà il permesso al figlio, cambia tono di voce, il modo di fare non è amichevole e non lo guarda negli occhi.

Possibili conseguenze: il ragazzo penserà che trasgredire le regole dei genitori metterà a rischio il loro amore.

3. Promozione dell’autonomia

Esempio: il figlio vuole usare la chat di una piattaforma di videogiochi online. Il genitore chiede al figlio di discuterne insieme, lo ascolta (quali sono le sue motivazioni? quale significato ha la richiesta per il ragazzo?). L’adulto mostra interesse e comprensione, si concorda una decisione che stabilisce grado di libertà e limiti.

Possibili conseguenze: il ragazzo si sentirà ascoltato e libero di potersi esprimere in famiglia. Questo stile trasmette ai figli un senso di fiducia e di valore personale (“la mia opinione conta”).

Quando gli adulti promuovono l’autonomia, i ragazzi sentono che i genitori li ritengono affidabili e responsabili e ne deriva un beneficio emotivo personale e familiare.

Quando i ragazzi nascondono il proprio uso delle tecnologie (quali, quanto, come), lo fanno in realtà per recuperare autonomia, se la relazione in famiglia è controllante.

L’effetto positivo di un approccio che promuove l’autonomia dei ragazzi

Il comportamento messo in atto dai ragazzi in risposta ai genitori infatti è determinato da 2 fattori: fiducia percepita e reattività.

La fiducia percepita è la percezione del ragazzo che l’adulto creda nelle sue capacità di comportarsi in modo maturo e responsabile di fronte ad una scelta.

La reattività è il desiderio di rispondere in modo opposto alla richiesta dell’adulto.

Controllo e restrizione della libertà suscitano reazioni reattive negli adolescenti, nel tentativo di recuperare un margine di indipendenza che si sente minacciata. Un approccio basato sull’autonomia scatena meno reattività rispetto a un approccio di tipo controllante.

Ricordiamoci che “autonomia” non equivale a libertà assoluta, ma si tratta di negoziazione tra genitori e figli.

In sintesi, un comportamento che promuove l’autonomia dei ragazzi è alla base di relazioni sane tra adulti e adolescenti. Sentirsi degni di fiducia riduce il senso di ribellione e scoraggia i comportamenti reattivi.

Riferimenti

Lo studio di Weinstein N., Przybylski A. dal titolo “The Impact of Motivational framing of Technology Restrictions on Adolescent Concealment: Evidence from a Preregistered Experimental Study”, è pubblicato sul n° 90 della rivista “Computers in Human Behavior” (2019).