Punti di Vista: Digital Accademia

Punti di Vista: Digital Accademia

In un post di qualche settimana fa abbiamo segnalato i Digital Summer Camp rivolti a bambini e ragazzi, che Digital Accademia organizza la prossima estate. Abbiamo chiesto a Marco Santini, Training Innovator di Digital Accademia, di raccontarci come è nata l’idea di corsi che avvicinino i più piccoli in modo ludico alla programmazione e all’universo digitale. 

Mamamò: Marco, innanzitutto, ci spieghi che cosa fa un Training Innovator?
Marco Santini: Diciamo che è quella figura che si occupa “innovare/aggiornare” nei contenuti e nella gestione, i progetti formativi e/o educativi, sia per bambini, che per aziende. 

M: Ci racconti come è nata e di cosa si occupa Digital Accademia?
MS: La Digital Accademia nasce in un luogo immerso nella natura, nella Tenuta Ca’ Tron, a due passi da Venezia. La nostra scuola è cresciuta grazie all’esperienza dell’incubatore di start-up H-Farm Ventures e affronta tutti i temi connessi all’imprenditoria digitale e alla creazione di start-up.

M: Quest’anno organizzate Summer Camp per avvicinare bambini e ragazzi dai 6 ai 21 anni al digitale. Come è nata l’iniziativa e come è stata accolta finora dalle famiglie?
MS: Abbiamo ampliato la nostra offerta formativa ai ragazzi più giovani fino ad arrivare ai bambini! Crediamo fortemente che necessitino di una “educazione digitale” che li accompagni nell’evoluzione tecnologica da cui siamo stati travolti. Crediamo, infatti, che sia necessario avvicinarli al mondo digitale, portandoli a conoscenza degli strumenti che possono facilmente aiutarli a dare sfogo alla propria creatività. Ecco perché quest’anno proporremo la seconda edizione dei Digital Summer Camp dedicati ai bambini dai 6 ai 14 anni. Inoltre, quest’anno offriamo due nuove iniziative per i ragazzi più grandi: CODE Summer Camp dedicato ai ragazzi dai 15 ai 17 e il DEV Summer Camp per quelli dai 18 ai 21. In entrambi avvicineremo i ragazzi al mondo della programmazione e dello sviluppo in codice garantendo loro una consistente dose di divertimento! Le famiglie finora si sono dimostrate entusiaste dei nostri Summer Camp, perché ne colgono la dimensione innovativa, rispetto ad altre proposte.

M: La programmazione è spesso vista come qualcosa da “geek”, da “smanettoni” del computer. La vostra sfida mi pare essere invece quella di presentarla ai bambini in una chiave accessibile e ludica. Qual è secondo te il rapporto tra codice di programmazione e creatività? E quale approccio didattico usate?
MS: Sicuramente quando si pensa alla programmazione, è scontato il collegamento al codice e ad una ristretta cerchia di persone addette che possono leggerlo, scriverlo e tradurlo. La nostra sfida è proprio incoraggiare i bambini e i ragazzi ad avvicinarsi alla programmazione, ma affrontando con cautela il codice: grazie a Scratch, il software inventato dal MIT di Boston, i bambini potranno imparare i paradigmi della programmazione spostando e muovendo dei mattoncini e creando semplici animazioni. I bambini saranno guidati da educatori esperti provenienti da tutt’Italia.

M: In molti casi i programmi scolastici (quando va bene) includono l’apprendimento dell’utilizzo dei principali pacchetti software. Raramente – di solito per indirizzi specialistici – includono l’informatica e la programmazione. Perché secondo te è importante avvicinare i bambini a queste materie fin da quando sono piccoli?
MS: Purtroppo i programmi scolastici sono rimasti molto indietro. Non sono cambiati molto da quando mi sono diplomato 10 anni fa. Credo che sia sbagliato pensare all’informatica e alla programmazione come materie adatte ad una sola nicchia di bambini o ragazzi, coloro che si sentono più portati o che vorranno in futuro divenire “programmatori”. Oggi è necessario assicurare una conoscenza base dell’uso del PC a tutti i bambini. La stessa cosa che vale per la lingua inglese: sono qualità che se coltivate fin da piccoli, possono rivelarsi strategiche in futuro, quando dovranno cercarsi un lavoro… o addirittura inventarselo! Crediamo tantissimo nell’insegnamento della programmazione, perché è un aiuto robusto alla nostra capacità di ragionare e di essere creativi.

M: Nel nostro paese l’informatica – come molte materie tecniche –  è vista come una cosa da “maschi”. Ai vostri corsi partecipano anche bambine e ragazze?
MS: È vero, l’informatica è pensata come una “materia” da maschi: ripenso agli anni universitari di Informatica in cui eravamo circa 35 ragazzi e 2 ragazze! Fortunatamente i Digital Summer Camp testimoniano una vera e propria controtendenza, per la presenza di maschi e femmine in percentuali uguali. La stessa cosa avviene nei nostri uffici della Digital Accademia e nelle startup che crescono in H-Farm: la parte di sviluppo codice è ancora una questione che riguarda soprattutto i maschi, ma ci sono tanti altri ruoli e figure indispensabili in ambito digitale, nella quale le femmine ribaltano le statistiche.