I libri di Pepi Mirino: eroe dei due mondi, virtuale e reale

pepi mirino

C’è una nuova serie di romanzi per ragazzi, è quella di Pepi Mirino. Al momento i libri sono due: Pepi Mirino e l’invasione dei P.N.G. ostili e Pepi Mirino e la macchina del buio. Scritti da Cristiano Cavina ed editi da Marcos y Marcos, si ispirano alle avventure che il figlio dell’autore vive nel borgo di Casola Valsenio sugli Appennini romagnoli, dove entrambi sono nati e risiedono.

Quei luoghi, già sfondo alle avventure che Cavina stesso visse da bambino e che ha raccontato in altri libri, sono rimasti pressoché immutati, con i loro boschi, torrenti e case abbandonate. A essere cambiata è l’infanzia (e pre-adolescenza) che ci vive, che continua sì a desiderare il gioco all’aperto, lo spirito di gruppo e l’avventura, ma che vive anche l’altra inevitabile dimensione dei nostri tempi, quella digitale, fatta di schermi, computer, reti, password, piattaforme video e videogiochi. Una dimensione che ha uno spazio importante nella vita dei giovanissimi e che nei due romanzi di Cavina diventa con naturalezza parte dello sfondo ambientale e generatrice di avventure dal sapore cyberpunk. Non senza, però,  sollevare utili spunti di riflessione.

Avventure cyberpunk per ragazzi

Pepi Mirino è un bambino come ce ne sono molti. Ha 11 anni, si divide tra due case, quella di mamma in città e quella di papà sulle colline. La sua vita sociale si svolge praticamente tutta nel borgo dove vive tre giorni alla settimana con il padre: qui abitano anche la nonna, gli zii e soprattutto i cugini e gli amici Sofi, Giamma e Santino. Con loro ha fondato il Club dei Cecchini, perché la sua passione è proprio quella di mirare con armi giocattolo e tirare. In loro compagnia parte per innumerevoli esplorazioni e missioni, tanto tra i campi, i pollai e i casali quanto sullo schermo del tablet.

Il limite della sicurezza viene però spesso oltrepassato, soprattutto nella sfera virtuale. Il Club ha infatti intercettato la password della zia e ha iniziato a scaricare sul tablet videogiochi a raffica, anche quelli su cui i genitori hanno posto un categorico veto. È proprio da questo divieto non rispettato che hanno inizio le (dis)avventure fantascientifiche di Pepi, dei suoi amici e della sua famiglia, che dallo scantinato di una casa in collina finiranno per rompere i confini tra la dimensione fisica e quella virtuale.

Il mondo dietro agli schermi si rivelerà infatti un “universo oscuro ribollente di fantasmi”, popolato da “una serie sacrificabile di 0 e 1” ma anche da “qualcuno” che preme per uscire allo scoperto, per entrare nel mondo reale.

Tra reale e virtuale, le relazioni sono al centro

Nella serie di Pepi Mirino, come accade nei buoni romanzi per ragazzi, la dimensione dell’avventura si snoda anche nel racconto di un percorso di crescita. Pepi, che inizia a non essere più un bambino, affronta con titubanza il nodo delle proprie origini, perché intuisce che da lì passa il suo rapporto con il mondo degli adulti che lo circondano. Nel corso della narrazione lentamente emerge la figura del padre, Lucio Morini detto Primo Ingegnere, che avrà nella serie un ruolo progressivamente sempre più cruciale anche per la sua strana storia con Giulia, la mamma di Pepi detta Dottoressa, storia ancora da capire e risolvere. Contemporaneamente, insieme alla consapevolezza della propria storia familiare, cresce anche l’affiatamento di Pepi con il Club dei Cecchini: le incredibili esperienze che vive con loro sono fonte di continua discussione e riflessione, che arricchiscono le dinamiche di amicizia e fiducia reciproca del gruppo.

Ma non solo i rapporti fra i personaggi della serie sono densi di significato e conseguenze. Immersi nell’ambiente delle colline appenniniche, Pepi e i suoi amici vivono pomeriggi (e notti) d’avventura in una libertà d’azione ormai inimmaginabile per i bambini di oggi, più simili ai protagonisti dei romanzi d’avventura per ragazzi dei secoli passati, in una comunione con la natura che tutti dovrebbero sperimentare, almeno nella giovinezza. Vivono situazioni inverosimili e complesse, che sconfinano dal mondo reale per entrare in una fisica tutta diversa; iniziano da soli, ma arrivano poi al punto in cui il gioco si fa molto serio e il pericolo chiama la presenza degli adulti, senza per questo tornare nella dimensione reale, anzi trasportando tutti ancora più lontano.

Una riflessione sul mondo digitale

Il tema dell’educazione al digitale è implicito nella serie. Soprattutto nel primo romanzo, i genitori contrattano con i bambini le regole per l’utilizzo degli schermi e della tecnologia, ponendo dei limiti su occasioni e tempi di utilizzo e sull’idoneità dei contenuti. Il messaggio che passa ai giovani lettori, alla luce degli avvenimenti narrati e delle loro conseguenze sulla vita reale, è dunque che anche per gli strumenti digitali esiste un utilizzo corretto e uno che può nuocere.
Ma l’autore non si ferma qui, il suo intento non è solo pedagogico: ad un certo punto della storia la tecnologia prende infatti il sopravvento anche su chi dovrebbe dominarla. Nascono così i guai grossi, quelli veri. La riflessione suggerita sul ruolo della tecnologia nelle nostre vite diventa dunque più vasta, perché spesso gli adulti, anche quelli più intelligenti e prepararti, non sanno vedere i rischi e i limiti in essa impliciti. La richiesta di chiarezza sui ruoli che le persone hanno nella generazione dei mondi virtuali non sarà solo di Pepi, ma si allargherà a buona parte della comunità coinvolta nella storia. L’età indicata dall’editore per la lettura della serie di Pepi è dai 10 anni in su (la stessa di Pepi), ma forse, vista la vastità dei temi esplorati e proposti, sarebbe meglio alzarla, sia per i personaggi che per i lettori.