Pediatri americani: nuove linee guida più morbide su bambini e screen time

I pediatri americani “ammorbidiscono” le linee guida sull’uso degli schermi e dei dispositivi digitali da parte dei bambini. Il numero di ottobre della rivista dell’American Academy of Pediatrics contiene infatti un articolo intitolato “Beyond ‘turn it off’: How to advise families on media use” che rimette in discussione le limitazioni al tempo-schermo stabilite nel 2011 (nessuno schermo prima dei 2 anni e un’esposizione di massimo 2 ore al giorno per i bambini più grandi). È interessante notare come questa revisione parta da una presa d’atto da parte dell’AAP: la ricerca scientifica avanza a ritmo più lento delle innovazioni digitali e le linee guida del 2011 erano state stilate prima che, con l’arrivo dell’iPad, i tablet conquistassero il pubblico delle famiglie (oggi il 30% dei bambini americani sotto i 2 anni gioca con un dispositivo mobile, secondo Commonsense Media).

Nel nostro mondo “il tempo schermo” – scrivono i pediatri – è diventato semplicemente “il tempo”, per questo le raccomandazioni da parte dell’AAP devono evolvere o rassegnarsi a diventare obsolete. Per quanto un po’ estrema e forse più applicabile al contesto americano che a quello europeo, l’affermazione dell’AAP manifesta un approccio pragmatico, che prende atto della situazione senza demonizzarla e senza rinunciare a fornire delle indicazioni a genitori spesso disorientati e oscillanti tra atteggiamenti tecnofobici e la pericolosa assenza totale di regole. In questa fase di transizione della rivoluzione digitale, di fronte a cambiamenti veloci e in assenza di dati certi da parte della ricerca, anche i pediatri assumono un atteggiamento laico e prudente. E, come vedrete, danno regole dettate in larga parte dal buonsenso, oltre che dall’evidenza scientifica. Importante l’enfasi sui contenuti – come scrivevamo anche noi nel post Bambini e nuovi media: contenuto al centro –  e lo spostamento dalla mera valutazione del tempo trascorso davanti ad uno schermo alla valutazione di come questo tempo viene speso. 

Le nuove linee guida saranno formalizzate all’inizio del 2016 e sono il frutto del convegno “Growing Up Digital: Media Research Symposium” che ha messo a confronto neuroscienziati, esperti di media, educatori, pediatri e studiosi di scienze sociali per fornire indicazioni pratiche di comportamento ai genitori. 

In attesa delle Guidelines formali, i pediatri hanno reso note 12 raccomandazioni per i genitori:

  • I media sono semplicemente un altro ambiente. I bambini fanno le stesse cose che hanno sempre fatto. Solo che le fanno virtualmente. Come ogni ambiente, i nuovi media possono avere effetti positivi o negativi.
  • La genitorialità non è cambiata. I genitori devono applicare le stesse regole agli ambienti reali e virtuali in cui agiscono i bambini. Giocate con loro. Stabilite dei limiti. I bambini ne hanno bisogno e se li aspettano. Insegnate loro la gentilezza. Lasciatevi coinvolgere. Cercate di conoscere i loro amici e di scoprire dove vanno insieme a loro.
  • Rappresentare un modello è fondamentale. Limitate il vostro uso dei media come genitori e stabilite un codice di comportamento online. L’essere genitori richiede tempo dedicato a un rapporto vis-avis, lontano dagli schermi.
  • Impariamo gli uni dagli altri. Le neuroscienze ci dicono che i bambini molto piccoli imparano meglio attraverso una comunicazione bidirezionale. Parlare ad un bambino è uno dei fattori cruciali per lo sviluppo del linguaggio. L’esposizione passiva a video non porta ad apprendimento nel linguaggio in età infantile. L’uso dei media assume un valore educativo proporzionale a quanto stimola l’interazione tra persone (ad esempio un bambino che chiacchiera con un genitore assente per lavoro via videochat). Le condizioni ottimali per l’uso educativo dei media si hanno dopo i 2 anni, quando posso giocare un ruolo per superare gap nell’apprendimento.
  • I contenuti contano. La qualità del contenuto è più importante della piattaforma o del tempo trascorso su un medium. Piuttosto che stabilire semplicemente la quantità di tempo, ponetevi come prioritario in che modo il bambino trascorre quel tempo.
  • La selezione aiuta. Più di 80mila applicazioni sono etichettate come “educative”, nonostante la loro qualità non sia validata dalla ricerca scientifica. Perché insegni qualcosa, un prodotto interattivo deve fare di più che far toccare uno schermo.
  • Il coinvolgimento conta. La partecipazione della famiglia nell’esposizione ai media facilita le interazioni sociali e l’apprendimento. Giocate ad un videogioco con i vostri bambini. La vostra prospettiva influenza come i vostri bambini recepiscono la loro esperienza mediatica. Per i bambini più piccoli la pratica del “co-viewing” è essenziale.
  • Il tempo dedicato al gioco è importante. Il tempo dedicato al gioco non strutturato stimola la creatività. Date la priorità a tempo quotidiano lontano dagli schermi, soprattutto per i bambini più piccoli.
  • Stabilite dei limiti. L’uso delle tecnologie, come ogni altra attività, dovrebbe avere dei limiti ragionevoli. L’utilizzo della tecnologia da parte di vostro figlio aiuta o limita la sua partecipazione ad altre attività?
  • Se il vostro figlio adolescente è online, è OK. Le relazioni online sono parte integrante dello sviluppo adolescenziale. I social media possono supportare lo sviluppo dell’identità individuale. Insegnate al vostro teenager comportamenti appropriati, che si applicano sia nel mondo reale che in rete. Chiedete agli adolescenti di farvi vedere cosa fanno online per aiutarvi a comprendere sia il contenuto che il contesto.
  • Create dell zone tech-free. Tutelate il momento del pranzo della famiglia. Ricaricate i dispositivi durante la notte lontano dalle camere dei vostri figli. Queste azioni incoraggiano tempo speso insieme dai membri della famiglia, abitudini alimentari più corrette e un sonno più sano.
  • I bambini saranno sempre bambini. I bambini commetteranno errori nell’uso dei media. Cogliete quei momenti come occasioni di insegnamento, gestendoli con empatia. Alcune aberrazioni, però, come il sexting o postare immagini di auto-lesionismo sono segnali di allarme per eventuali ulteriori comportamenti a rischio.