Ajubel: app, illustratori e nuove tecniche

Il passaggio al digitale incide profondamente su tutta la filiera dell’editoria e della produzione di contenuti. E cambia il lavoro di un illustratore, che deve apprendere nuove competenze e imparare a dialogare con informatici ed esperti di marketing, dato che la realizzazione di un prodotto come un’app è innanzitutto un lavoro di equipe che coinvolge diverse professionalità. Ne abbiamo parlato, durante una delle lezioni che ha tenuto al Mimaster, con un illustratore di fama internazionale come Ajubel – Bologna Ragazzi Award per il libro Robinson Crusoe e autore insieme Irene Blasco dell’ebook El salto a la app.

Ajubel, lei ha pubblicato su iBooks “El salto a la app”, un manuale che spiega come si realizza tecnicamente un’applicazione, rivolto a professionisti dell’editoria e della comunicazione che, come gli illustratori, non hanno una formazione informatica. Come è nata l’idea del libro?

Nel corso dei diversi progetti digitali che abbiamo affrontato ci siamo confrontati con molte difficoltà e abbiamo imparato dai nostri errori. Per questo, a partire dall’esperienza acquisita, abbiamo deciso di realizzare il manuale che noi stessi avremmo voluto avere tra le mani quando abbiamo iniziato.
Uno degli aspetti che ci ha colpito fin dal principio è stata la bassa qualità generale delle applicazioni che vengono pubblicate. È evidente che molte di loro sono il frutto del lavoro di sviluppatori, senza l’apporto professionale di esperti di grafica o di contenuti. Il libro è nato quindi come contributo al miglioramento complessivo della qualità delle applicazioni, dato che intende fornire ai nostri colleghi creativi le conoscenze di base indispensabili per lavorare ad un’app e interagire con il team interdisciplinare che è coinvolto nella realizzazione di un contenuto digitale. Ci vogliono infatti almeno un grafico , due sviluppatori, un esperto di internet, uno di marketing  e un professionista del suono per produrre un’applicazione.

 

Perché secondo lei è importante che figure come l’illustratore o chi si occupa di marketing e promozione conoscano gli aspetti tecnici di sviluppo che stanno dietro la realizzazione di un’applicazione?

Prendiamo per esempio un aspetto come le animazioni: come grafico o illustratore posso decidere di replicare tutto lo schermo in ogni fotogramma e fornire tutti i frame allo sviluppatore, in modo che possa includerli nel codice senza possibilità di errore. L’animazione verrà esattamente come la voglio io.
In questo caso però l’applicazione peserà di più. E dato che le app più pesanti vengono scaricate meno, si comprende come alcune scelte tecniche in fase realizzativa abbiano conseguenze importanti anche di tipo commerciale. Senza contare il fatto che le app pesanti, che hanno un tempo di caricamento superiore a 18 secondi, non sono approvate da Apple.
Meglio allora fornire lo sfondo, i singoli elementi separati come file di Photoshop, le coordinate di spostamento degli oggetti rispetto allo schermo e poi eventualmente montare i frame delle illustrazioni in una demo video fatta in casa con After Effects per far capire allo sviluppatore esattamente l’effetto che si vuole ottenere.
Questi sono aspetti che chi affronta la produzione di un’app deve sapere, perché deve far lavorare lo sviluppatore al meglio e deve potersi accorgere quando il lavoro non si attiene a determinati standard…

 

Quali sono gli altri aspetti a cui bisogna fare attenzione nel momento in cui si passa dal lavoro tradizionale su carta al digitale di un’app?

Un’altra accortezza è quella di separare sempre i testi dalle immagini perché se sono legati non ho la possibilità di cambiare la lingua. Un aspetto molto importante in un mercato globale come quello delle applicazioni.  Nell’app di Irene Blasco “Rita la Lagartja” tutti gli oggetti grafici sono separati e posti su livelli diversi in modo che possano essere animati e collegati ad un’azione/interazione. In quel caso il libro è nato inizialmente su carta e solo in un secondo momento è stato trasformato in app, per cui ha richiesto un lungo e paziente lavoro di scontorno in digitale, per separare tutti gli oggetti, e un adattamento di formato con integrazione delle parti di sfondo mancanti. Anche se si lavora su carta, meglio già prevedere un possibile adattamento in digitale e procedere di conseguenza, per facilitare il lavoro successivo.

Un altro caso importante in cui l’illustratore deve venire incontro allo sviluppatore è quando si devono gestire immagini molto grandi, per esempio un’immagine con oggetti che sono fuori campo rispetto allo schermo dell’iPad. In quel caso per evitare di dover gestire un’unica immagine pesante che potrebbe creare problemi di caricamento all’app, devo separarla in più immagini, in modo che quando scrolliamo in alto/basso o a sin/dx si carichino di volta in volta immagini più piccole e più leggere. E poi bisogna sempre pensare anche agli aspetti di promozione: se lavoro con una risoluzione delle immagini a 72 dpi (quella dello schermo) non avrò la possibilità di avere file adatti per la stampa, per esempio per una pubblicità.  Per questo ora Irene sta lavorando con immagini molto più grandi rispetto al formato richiesto dall’iPad, in modo da poter ridurre poi la dimensione, ma avere in partenza la risoluzione sufficiente per stampare. Questi sono solo alcuni esempi, che dimostrano come sia importante per tutte le figure coinvolte nella produzione di un’app conoscerne i meccanismi.

Ajubel, le sue illustrazioni ormai nascono sempre in digitale. E in digitale è il suo nuovo libro autopubblicato su iBooks insieme allo scrittore cubano Leonardo Padura Fuentes “La noche triste de Chano Pozo”. Come cambia il lavoro degli illustratori con il digitale?

Il digitale porta nuove opportunità sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista della gestione del proprio lavoro.
Nel caso del libro su Chano Pozo, che ho illustrato a partire da un racconto di Fuentes, le animazioni sono state fatte con uno strumento facile e accessibile come Keynote.  Inoltre, trattandosi di un libro digitale, ho potuto sviluppare le illustrazioni in ampiezza, in tempi lunghi; ho potuto raccontare una storia attraverso le illustrazioni, perché le immagini non hanno limiti chiusi e definiti.

Dal punto di vista della gestione del mio lavoro, ho deciso di lavorare con pochi editori che rispettano gli autori, come Media Vaca. Per il resto opto per l’autopubblicazione in digitale. Apple prende il 30% dei guadagni, mentre all’autore va il 70%. Nel caso di un libro tradizionale i diritti d’autore sono invece intorno al 2%. Su un libro cartaceo di grande successo mi è capitato in passato di guadagnare 85 euro in diritti d’autore in 10 anni…

Certo, il digitale comporta un ripensamento del proprio lavoro, che si allarga anche ad altri aspetti, come la promozione: pubblico un libro su iBooks che dovrà contenere uno spazio di pubblicità di altri miei libri e un link allo shop dove si vendono le riproduzioni delle opere. Dovrò fare attenzione a disegnare un’icona capace di emergere tra i milioni di app dell’App Store, dovrò sfruttare i social networks e i siti di recensione, gestire bene i miei promocode…

Come si svilupperà secondo lei il panorama delle app e dell’editoria digitale?

Con lo sviluppo del mercato Apple potenzierà iBooks e favorirà lo sviluppo dell’Html 5 attraverso iBooks Author. Al momento app e libri  sono separati. Ma credo che in futuro i due mondi convergeranno. Ed Apple svilupperà un software per realizzare applicazioni.
Google per esempio ha creato un programma per produrre libri in Html. In futuro tutto girerà insieme su Html, rispondendo alle regole dell’Html 5, in modo interattivo e multimediale.

Su cosa sta lavorando al momento?

Sto lavorando ad una rivisitazione in forma di gioco della favola di Cappuccetto Rosso. L’app sarà un gioco-labirinto in cui una Caperucita su skateboard dovrà salvare la nonna prima che arrivi il lupo. Il lupo conosce il terreno e controlla il tempo, quindi il gioco si risolve in una lotta contro il tempo e contro il lupo, con un finale sempre diverso, che cambia ogni volta che riesco a raggiungere la nonna prima del lupo. Un esempio di quello che solo il digitale permette di fare.

 

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