Ma TikTok è davvero pericoloso per i nostri figli?

Prima di scrivere questo articolo sono tornato a farmi un giro su TikTok. Era un po’ che non ci andavo, preso dalle tante cose da fare. La sezione per te, quella che si apre quando entri nell’applicazione, mi ha proposto nell’ordine: Will Smith e uno dei suoi video con effetti speciali; un papà con una bimba (sua figlia?) sulle note di un brano in cui il papà dice “Ciao, mia bella topolina, lo sai che sei carina, vieni a casa mia che stiamo in allegria” e la bambina risponde “Ciao tu sei un bell’imbusto, con te ci provo gusto, con te mi catapulto”; diversi video di ragazzi e ragazze che ballano insieme; una ragazza che sta facendo chemioterapia e che scrive nella sua biografia “currently batting cancer”.

Il mix di contenuti su TikTok

La sezione per te propone a ciascun utente una serie di video sulla base degli account seguiti e dell’interesse mostrato. Per molti ragazzi, entrare in questa sezione, significa finire negli smartphone di tantissime persone e aumentare follower, visualizzazioni, like. Io, dopo questa breve immersione nella popolare app, ho pensato a diverse cose. Il video che mi ha dato più fastidio è quello del papà con la bambina. Davvero c’è bisogno di portare i bambini su questa app? La risposta, come per tutti gli altri social, ovviamente è no. La giovane ragazza con il cancro mi ha fatto molta tenerezza. Non so nulla di lei, ma scorrendo tra i suoi video ho pensato che tutto questo potrebbe servirle per affrontare la malattia con più forza. E’ sempre sorridente e mostra senza paura le sue cicatrici; infine Will Smith: un genio. I suoi video sono uno più bello dell’altro.

Ma mentre scrivo mi accorgo che è proprio questo mettere contenuti così differenti sullo stesso piano che mi disturba. Anche se, è giusto ricordarlo, questo vale per tutti i social network, Facebook compreso (si passa dal festival di Sanremo al post di Emergency al compleanno di Cristiano Ronaldo senza troppi problemi).

Su TikTok è il corpo a farla da padrone

Ma qui su TikTok è un po’ diverso. I video, le persone che si mettono in gioco con il proprio corpo, sono più vere. Ti portano dentro le loro vite, nelle camere, in ospedale, nella macchine, a scuola. Ti fanno conoscere i loro nonni, i genitori, gli amici, i figli (sigh). Su TikTok è il corpo a farla da padrone. E questo cambia l’impatto che noi possiamo avere nei confronti di quei contenuti che scorrono, in maniera indifferenziata, davanti ai nostri occhi. Le storie delle persone, raccontate attraverso il corpo, hanno un effetto diverso. Un po’ come  capita a teatro o al cinema.

TikTok è dunque un problema per i nostri figli? E cambia qualcosa se un ragazzo guarda solo i video oppure li posta?

La risposta corretta a entrambe le domande è: dipende. 

Partiamo dal dire che TikTok non è il male. Mi capita di ascoltare genitori, educatori, insegnanti che quando si parla di TikTok pensano immediatamente a un’applicazione pericolosissima. Questo non è vero. Certo lo può essere per un bambino di 8 anni, che però non dovrebbe essere su TikTok (il limite, ricordiamolo,  è di 13 anni). Ma come in tutti i social dipende dall’uso che un ragazzo ne fa, dalla sua maturità e dalla sua sensibilità. Così come a far la differenza è anche l’ambiente in cui il figlio vive, le relazioni con gli adulti e con i pari, le attività che porta avanti. Troppo semplice puntare il dito contro il social di turno. Dobbiamo invece allargare la visione.

Certo è, come si diceva, che TikTok è una piattaforma molto coinvolgente, nel bene e nel male. Per semplicità, oppure no dipende dai punti di vista, dobbiamo pensare che nostro figlio abbia centinaia di amici sparsi per il mondo. Alcuni sono “reali”. Sono quelli che incontra anche fisicamente nella vita di tutti i giorni. Altri sono quelli che vede online, ad esempio su TikTok. Anche questi amici veicolano dei messaggi e fanno vivere delle emozioni ai ragazzi. E, come nel caso della ragazzina malata, possono essere emozioni molto forti.

L’intensità delle storie raccontate su TikTok

Questa piattaforma, da questo punto di vista molto più simile a YouTube che a Instagram, fa entrare in contatto con le storie degli altri in maniera molto diretta e intesa. Per questo i ragazzini più piccoli, certamente i bambini, non dovrebbero avere TikTok. Anche se non pubblicano video. Usciamo un attimo dall’idea che l’unico problema sia quello di venire intercettati da sconosciuti e di esporre la propria immagine. Ci possono essere problemi legati all’entrare in contatto con storie troppo lontane dalla propria esperienza di vita e per cui non si possiedono i giusti strumenti per interpretarle.

Torno, con anche un po’ di fatica, a quella ragazzina in ospedale. Mi spiace pensare che la sua storia, così carica di sofferenza, finisca schiacciata tra quel papà che si mette in ridicolo con la figlia e il video di un balletto di alcuni ragazzi. Mi spiace perché quel video non dovrebbe stare lì, rischiando di essere saltato perché non eccessivamente divertente. E un ragazzo che lo guarda può far fatica a capire. Oppure, al contrario, può soffrirne senza avere gli strumenti per dare un nome a quella sofferenza (in fondo è solo un video di una ragazza sconosciuta da qualche parte nel mondo).

Quindi TikTok fa male?

Torno a quel “dipende” che certamente non soddisfa. TikTok, che domani magari si chiamerà in un altro modo, aggrega le storie di persone di tutta la terra. E ci mette in contatto con quelle storie, ce le fa sentire vicine. Alcune fanno ridere, altre sono grottesche, altre ancora ci fanno piangere. Ci possono fare arrabbiare, ci possono lasciare indifferenti. Sulla stessa piattaforma i contenuti si rincorrono senza lasciarci il tempo di capire. E quindi, anche se può sembrare strano, non solo non è un gioco ma è anche molto di più una televisione. I social network sono luoghi di relazione, per questo cambiano sempre e sono in continua evoluzione. Un genitore deve allora valutare bene se permettere al figlio di entrarci dentro. Una volta dentro, poi, lo deve poter accompagnare soprattutto nei primi anni dell’adolescenza. Altrimenti sì, può anche essere pericoloso.

Un grosso abbraccio a quella ragazza che sta lottando contro il cancro. E scusami se ho parlato tanto di te e della tua storia senza, di fatto, conoscerti.