A sCuola di ortografia: gli esercizi online per le consonanti
Ma quali sono i “tormentoni” dell’italiano?
Quanti tranelli che ci tende la nostra lingua! C, Q, H, doppie, SC…Le consonanti “capricciose” sono tante. Ecco allora una carrellata degli errori più comuni da evitare, che troverete approfonditi nella sezione dedicata all’ortografia sulla piattaforma redooc.com, nella nuova sezione di Grammatica italiana, ricca di immagini, video, schede ed esercizi interattivi pensati per gli alunni della Scuola Primaria alle prese con le lettere.
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A sCuola di ortografia: C, Q e CQ
Ecco un grande “tormentone” dell’italiano: si scrive con la C, con la Q o con CQ?
Quando la U è seguita da vocale ci vuole la Q, quando invece è seguita da consonante si usa la C.
Tutto semplice, no? Purtroppo no perché le eccezioni sono tante: scuola, cuore, cuoio e cuoco vogliono la C, per non parlare di taccuino, soqquadro e infine… acqua e tutta la sua famiglia che si scrivono con CQ!
Ahi ahi ahi, questa H è proprio dispettosa!
Io ho, tu hai, egli ha… essi hanno. Ecco le forme del verbo avere che vogliono l’acca davanti.
Attenzione, la confusione è dietro l’angolo: o senza acca è una congiunzione, ai e a sono preposizioni e anno senza h è il periodo di 365 giorni che inizia il 1 gennaio e finisce il 31 dicembre.
Doppie e consonanti capricciose
La pala è per spalare e la palla è per giocare. Sette note per cantare e la notte per sognare! Le parole con le doppie richiedono un po’ di attenzione perché anche una sola lettera può cambiare il significato delle parole.
E poi c’è il ragno che non è come il geranio, compagnia che non è compagna e chi va in Campania non è in campagna.
Aglio è diverso da olio, la Cina non è la china e il getto non è il ghetto.
Lo sciame di SC
Gli scacchi per giocare, la scena da recitare, gli sci per sciare, gli sconti per risparmiare e la scuola per imparare. Manca ancora qualcuno: sono scienza e coscienza che della I non fanno senza. Ma occhio a non fare confusione, conoscenza si scrive senza I.
I plurali, questi sconosciuti!
I plurali dispettosi in italiano sono tanti. Per i nomi in -cia e -gia c’è una regoletta che ci viene in soccorso: se prima della sillaba finale c’è una consonante il plurale si fa in -ce o -ge; se invece c’è una vocale il plurale è in -cie o -gie. E allora se è una è la spiaggia, se sono due sono le spiagge, se è una è la valigia, se sono due sono le valigie. E lo stesso vale per camicie, che non è il camice del medico.
Bruco e drago al plurale diventano bruchi e draghi, ma farmaco e psicologo fanno farmaci e psicologi. Ahi, che guaio! Anzi che guai, con una sola I! Ma attenzione a zio che di I ne vuole due per il plurale zii.
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