Vtuber, gli streamer virtuali
Li chiamano Virtual Tuber (VTuber), sono i personaggi virtuali 2D e 3D che gestiscono canali video e livestream su Youtube e Twitch. E sono un fenomeno emergente. Prodotti con software di riconoscimento di espressioni facciali, gesti ed altri movimenti, i VTuber sono l’alter ego virtuale di una persona che pilota e doppia l’avatar, ma che non appare sullo schermo. Ciò che l’utente percepisce è un personaggio virtuale che agisce da padrone di casa in un canale video e che può parlare in livestreaming (in diretta) con i propri fan. In video il VTuber chiacchiera, guarda un film, videogioca, balla, interagisce con altre persone (vere), finendo per essere avvertito dagli utenti come un personaggio reale. I confini con la finzione sono sottili, ma gli ambienti virtuali delle piattaforme video ci hanno abituato a creator che interpretano se stessi a video, recitando in realtà un personaggio. Da lì al personaggio virtuale che può diventare youtuber o streamer a tutti gli effetti, di cui essere fan, con cui chattare e interagire, il passo è breve. Con la differenza che, trattandosi di un avatar 3D, potrà fare cose impossibile per un umano.
Il fenomeno è nato in Giappone nel 2016, quando Kizuna AI fece la sua prima comparsa su Youtube. Da quel momento di strada ne è stata fatta molta, tanto che sono nate agenzie per la gestione dei virtual idol.
La popolarità dei VTuber e i problemi di copyright
Alcuni Vtuber sono diventati molto popolari nell’ultimo anno a livello globale. Tra i più famosi c’è CodeMiko, un avatar femminile 3D animato in tempo reale su Twitch, dietro cui si muove una giovane che si fa chiamare The Technician. Creata ricorrendo a tecniche di motion capture, nelle sue dirette video combina momenti in cui intervista streamer famosi e altri in cui interagisce in modo bizzarro con gli utenti che animano la live chat. CodeMiko ha anche una storia: il suo sogno sarebbe stato quello di diventare un personaggio di videogiochi di alto livello, ma non essendoci riuscita ha aperto un canale su Twitch. Grazie a CodeMiko, la sua stessa creatrice sta acquisendo visibilità, tanto che appare sempre più spesso in video e in stream.
WANNA SEE SOME TECH?!! This is Miko being mocapped live by technician with facial tracking! pic.twitter.com/a3A5gLWANv
— Miko (@thecodemiko) November 29, 2020
Anche Projekt Melody è una VTuber, progettata nel 2019 dall’animatore Digitrevx e renderizzata in tempo reale grazie al motore di gioco Unity. Ispirata ai personaggi femminili del mondo anime, declina la sua presenza in video in chiave ipersessualizzata, tanto che oltre su YouTube e Twitch è presente su PornHub. È nata il 7 luglio 2000 e si descrive come un’intelligenza artificiale precedentemente utilizzata per scansionare le e-mail alla ricerca di malware, incappata per sbaglio in un virus che l’ha esposta a contenuti per soli adulti (di qui il suo estremo interesse per la sessualità umana). Nonostante il suo successo, un anno fa Projekt Melody è stata ‘bannata’ da Twitch a causa di una complessa disputa legata al copyright (il suo creatore sosteneva di non essere stato pagato da Melody!). Se un VTuber si affida a un artista esterno per creare il proprio avatar, deve infatti assicurarsi di ottenere tutti i diritti di cui ha bisogno per continuare lo streaming nelle vesti di quel personaggio e per sfruttarne l’immagine. Di fatto i Vtuber si trovano a dover affrontare problemi di copyright di cui i creator tradizionali, che spesso si limitano a commercializzare se stessi e i loro slogan, non devono preoccuparsi.
I VTuber piacciono alle aziende
Per come sono configurati, i VTuber possono offrire l’anonimato alle persone in carne e ossa che parlano e si muovono dietro di loro. Quando, come nel caso di CodeMiko, i creators si identificano fortemente nell’avatar a cui hanno dato vita, può succedere che decidano di mostrarsi a loro volta in video. Nella maggior parte dei casi, però, i creators (che spesso sono un team) preferiscono tenere celata la propria identità a vantaggio dell’immagine del personaggio virtuale. Più è forte la personalità dell’avatar, infatti, più è elevato il suo valore come brand, che diventa un marchio attorno a cui si possono costruire fruttuose strategie commerciali.
Alcune aziende, in particolare quelle legate al mondo dei media, sembrano aver intuito il vantaggio di ‘possedere’ completamente l’immagine di un testimonial senza bisogno di ricontrattarne di volta in volta lealtà e compensi. Per esempio, Crunchyroll darà il via a un nuovo canale YouTube in live streaming trasformando la sua mascotte di lunga data Hime in una VTuber. Se la piattaforma conta su 3 milioni e mezzo di abbonati che fruiscono in modalità on demand di un gran numero di serie animate (soprattutto anime), il canale si concentrerà interamente sui live streaming. La VTuber verrà creata con la tecnica del motion capture e avrà la voce della tiktoker Kristine Fel, che chatterà con i fan di tutto il mondo su temi caldi degli anime e esplorando le novità nel mondo dei videogiochi.
Ad aprile 2021 anche Netflix si è unito alla tendenza Vtuber con la streamer virtuale N-ko Mei Kurono (interpretata da una dipendente), che su Youtube ospita uno spettacolo settimanale per parlare delle numerose serie anime fruibili sulla piattaforma. Di sé ha raccontato: “Amo cantare, ballare e farmi fare un massaggio, ma non mi piace scrivere kanji o qualsiasi cosa che contenga elementi di orrore”. Oltre a promuovere i contenuti di Netflix, N-ko sta cercando di inserirsi nella comunità di Vtuber e ha in programma di collaborare con altri streamer, cantare canzoni e commentare videogiochi.
Il fascino dei personaggi virtuali
Il fascino dei personaggi artificiali e la complessità dei loro rapporti con gli umani è un tema che è stato spesso indagato, soprattutto nel mondo delle narrazioni fantascientifiche e distopiche. Fino a che punto le persone considerino ‘vero’ un avatar, che rapporto si stabilisce tra il creatore e il personaggio artificiale e quanto le creature virtuali possano influire sulla realtà sono temi che film e serie tv hanno indagato, soprattutto per mostrare i risvolti inquietanti di tali tecnologie. Nel 2002 il film S1m0ne vedeva Al Pacino nei panni di un regista in crisi che, grazie all’aiuto di un esperto informatico, crea l’avatar di Simone, una bellissima attrice bionda. Divenuta protagonista di numerose pellicole e amata dal pubblico, finisce per suscitare nel suo creatore sentimenti di invidia e odio, tanto da portarlo ad azioni estreme. Dieci anni dopo, nel 2011, la serie tv Black Mirror portava ancora più all’estremo il tema dell’influencer virtuale, inserendolo nell’emergente e complicato panorama dei social network. Nell’episodio Vota Waldo! ci si immagina che un orsetto blu di nome Waldo, animato in motion capture da un giovane comico, arrivi a candidarsi alle elezioni cittadine. L’episodio prefigura temi molto attuali: la possibilità di influenzare le persone attraverso i social, la disponibilità del pubblico a essere influenzato da un avatar di cui non conosce l’identità e le implicazioni dell’anonimato offerto dai personaggi virtuali, dietro cui si possono celare interessi poco chiari.
I VTuber che vediamo oggi agire in video non sollevano interrogativi tanto inquietanti. Il pubblico e i ragazzi che li seguono sono ormai abituati ad abitare mondi virtuali indossando i propri avatar, incontrando quelli degli amici e non percependo fratture o discontinuità tra la dimensione reale e quella virtuale. Rimane però fondamentale che, senza vedere apocalissi dietro a tali fenomeni, vigilino con senso critico, per leggerli e capire le reali motivazioni da cui sono mossi.