Lapisly, una start up che insegna ai bambini l’arte attraverso il digitale

Dopo aver scoperto la loro bella app dedicata a Paul Klee, abbiamo conosciuto Lara Mezzapelle e Debora Albano, fondatrici di Lapisly, al Salone del Libro di Torino dello scorso maggio. Hanno invaso lo spazio del DigiLab con fogli, colori e pennelli, oltre che con il loro entusiasmo contagioso. In occasione del lancio della versione gratuita di ExplorArt Klee, abbiamo chiesto loro di raccontarci come è nata la loro start up, che intende educare i bambini alla storia dell’arte a partire dai nuovi media.

Avete sviluppato un’applicazione con un taglio attento alla dimensione creativa e alla storia dell’arte. Perché è importante secondo voi insegnare la storia dell’arte ai bambini?
Ci sono parole magnifiche, cariche di tutta la dimensione poetica cui si rivolgono, per rispondere a una domanda difficile da esaurire in poche frasi. Sono le parole di Gianni Rodari, che noi abbiamo posto al centro della nostra “visione”. L’arte, come le fiabe, serve «…soprattutto alla formazione della mente: di una mente aperta in tutte le direzioni possibili. Tocca, nel bambino, la molla dell’immaginazione: una molla essenziale nella formazione di un uomo completo» perché « … l’uomo deve anche poter immaginare un mondo diverso e migliore, vivere per crearlo.»

Noi siamo convinte che l’educazione all’arte sia fondamentale per sviluppare questo tipo di immaginazione. Bambini di oggi, dalle menti aperte in tutte le direzioni del possibile, saranno adulti di domani, capaci di immaginare mondi diversi, e di vivere per crearli.

Che ruolo devono avere e che opportunità possono offrire gli strumenti digitali nell’insegnare la storia – e la storia dell’arte in particolare – ai bambini?
L’arte è un tema molto complesso da insegnare, non solo ai bambini. Soprattutto se non ci si limita a una semplificazione nozionistica, ma la si vuole “comunicare” nella sua dimensione poetica più profonda. È questa, difatti, l’unica via che riteniamo davvero efficace, per trasformarla in un ponte capace di affacciarsi verso quelle che Rodari chiamava tutte le direzioni del possibile. Le nuove tecnologie digitali offrono interessanti potenzialità per la didattica dell’arte, intesa in tal senso.

A noi hanno permesso, attraverso il libro-applicazione “ExplorArt Klee – L’Arte di Paul Klee, per Bambini” di “rendere vive” le opere d’arte e di proporle al bambino come un’avventura magica nei mondi poetici di Paul Klee. Permettere a un bambino (e non) di entrare in un quadro che si può toccare e ad ogni tocco animare, che si può esplorare come un paesaggio in cui si può anche giocare, è sicuramente un’ottima maniera per sollecitare l’interesse e costruire un percorso fondato “sull’emozione di conoscere”.

Ma le tecnologie interattive vanno usate con accortezza e piena padronanza, una cosa che io, Lara, ho ben appreso nella mia lunga esperienza nel campo della New Media Art. Sono armi a doppio taglio: è facile che la fascinazione per mezzi così potenti conduca a sterili esercizi di stile e a effetti speciali fini a sé stessi, finendo più per distrarre che divenire valido strumento a servizio dei contenuti artistici ed educativi in generale.

Ben coscienti di questo rischio, e proprio per evitarlo, abbiamo cercato di farci sempre guidare da un approccio rigoroso, che potremmo definire “filologico”:  la coerenza nella trasposizione digitale interattiva delle opere rispetto alla poetica di Klee è stato un presupposto fondamentale, che ha contraddistinto ogni nostra scelta. In altri termini, abbiamo cercato di utilizzare la dimensione multimediale e interattiva per, da un lato, amplificare l’esperienza emotivo-contemplativa e, dall’altro, per stimolare l’analisi e la comprensione della struttura compositiva dell’opera; sempre evitando interazioni fini a se stesse. Ad esempio, in ExplorArt Klee, il quadro “Castello con sole”, viene “bombardato” dal tocco del bambino e poi può essere ricostruito collocando le varie parti nella struttura a griglia che conserva la traccia della costruzione originaria: questa interazione rende evidente la struttura a puzzle cui si ispira il quadro.  O ancora, nell’animazione dell’opera “Fuga in rosso”, che ha chiari rimandi alla musica – altro tema caro a Klee, che era difatti un eccellente violinista – il quadro si trasforma in uno strumento visivo-sonoro e il bambino scopre la musica che si nasconde dietro ogni immagine.

L’interattività dei nuovi device è stata una preziosa alleata anche per introdurre il bambino ai principi della ricerca artistica di Klee. Non è una sfida facile, spiegare a un bambino che la ricerca dell’artista mirava a carpire i segreti della genesi naturale, che studiava le relazioni matematiche che sottendono alle forme della natura…

Ma ecco che sul tablet posso “sperimentarlo” direttamente, trasformando una foglia che si comporta secondo algoritmi che replicano le regole alla base della sua morfogenesi naturale. Oppure, posso intuire la ripetizione di alcuni “schemi geometrici” della natura, come quella dell’albero e della nervatura della foglia, attraverso una semplice animazione; o ancora, comprendere “la matematica” che governa la crescita dei rami di un albero facendoli sviluppare con semplici tocchi. Ma appunto, è molto più semplice “agire” e “vedere” questi concetti, che spiegarli…

Crediamo quindi che le nuove tecnologie possano supportare l’esperienza conoscitiva invitando ad un apprendimento emotivo e partecipato, e stimolando la comprensione intuitiva. È soprattutto in questa direzione che vediamo un utilizzo sensato delle tecnologie a servizio dell’arte e della sua didattica.

Dimensione ludica e dimensione educativa sono due poli in perenne tensione tra loro quando si parla di contenuti digitali per ragazzi. Come si riesce a interessare un bambino all’opera di Klee attraverso un’app?
In generale, è evidente l’attrazione che i bambini di oggi hanno verso i nuovi device. Attrazione che, peraltro non a torto, motiva le preoccupazioni da parte di genitori e educatori per la cosiddetta “alienazione digitale” delle nuove generazioni: i bambini dedicano la maggior parte dello screen time su tablet a attività quali i videogiochi o il guardare video su YouTube, sottraendo tempo ad attività didattico-formative. Perché allora non approfittare di questo mezzo tecnologico per fornire invece contenuti utili alla loro formazione (senza per questo inficiare l’utilità di una riduzione dello screen time)? E perché no, fare in modo che diventino veicolo per scoprire e innamorarsi dell’opera di Klee? Ci sembra un ottimo esercizio anche per ribaltare i punti di vista e demistificare alcuni degli attuali pregiudizi sui contenuti digitali per ragazzi. 

Per quanto riguarda l’aspetto ludico in particolare, come già detto, nel nostro libro-applicazione il bambino è continuamente invitato a partecipare ed esplorare i contenuti attraverso interazioni ludiche, mai però fini a se stesse o “distraenti”, ma piuttosto capaci di sollecitare quella curiosità e quell’interesse fondamentale per ogni percorso di apprendimento.  E il gioco in questo è un alleato imprescindibile del piacere e dell’emozione di conoscere.

Sebbene però tale aspetto ludico sia essenziale per l’esperienza didattica, per noi è altrettanto fondamentale mantenerci lontane dalle logiche di eccessiva “gamification” che governano le tendenze di mercato di oggi. Nel nostro appbook l’esplorazione è e deve rimanere libera, non ci sono meccanismi obiettivo-ricompensa attentamente calibrati per sviluppare addiction, non ci sono azioni giuste o sbagliate o livelli da superare: il bambino è messo sempre nelle condizioni di mantenere il pieno controllo del suo “viaggio conoscitivo” (chiamiamo questo approccio “Kid-in-control). 

Voi siete basate in Spagna. Che differenze avete notato tra il mercato spagnolo e quello italiano in termini di fruizione e di pubblico? Serve una maggiore cultura digitale o è un aspetto legato più in generale al consumo culturale del paese?
In generale, il contesto spagnolo ci sembra avere caratteristiche molto simili a quello italiano. Una grande differenza si nota invece a livello globale, in mercati quali per esempio quello francese o tedesco e soprattutto americano in cui già da anni c´è un livello di consapevolezza elevato e crescente rispetto alle potenzialità didattiche dei contenuti digitali.

A noi personalmente piace indagare a fondo la realtà che ci circonda e, oltre ad aver letto varie ricerche tra cui “Nati Digitali”, condotta proprio da Mamamò, abbiamo cercato feedback di prima mano da parte di genitori particolarmente attenti all’educazione dei propri figli, attraverso delle interviste, effettuate per ora solamente in Italia.

La nostra ricerca ha confermato la presenza di una certa diffidenza (se non timore) nei confronti del tablet e delle attività che i bambini svolgono con esso. Esiste tuttora una tendenza diffusa a percepire i device digitali come prevalentemente destinati ad attività di gaming e spesso stigmatizzati come strumenti negativi per i bambini (creando quella preoccupazione per l’alienazione digitale dei nostri bambini di cui parlavamo prima).

C’è ancora una non sufficiente consapevolezza delle importantissime potenzialità educative che questi mezzi offrono semplicemente attraverso contenuti di alta qualità. Siamo però felici di rilevare che anche nel mercato italiano ci sono sicuramente segnali di cambiamento culturale, come la crescente attenzione per la cultura digitale per ragazzi testimoniata per esempio dall’espansione di anno in anno dell’area digitale della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, uno degli appuntamenti di maggiore rilievo a livello globale per quanto riguarda la letteratura per l’infanzia.

Dopo l’app dedicata a Klee che progetti avete nel cassetto?
ExplorArt Klee nasce come primo titolo della collana ExplorArt, una serie di appbook dedicati ai grandi protagonisti della storia dell’arte. Stiamo già pensando al prossimo libro-applicazione e nel frattempo ci occupiamo della diffusione della nostra prima app, contente per il supporto di esperti internazionali che continuano a scrivere review lusinghiere sul nostro lavoro.

Siamo anche estremamente felici del fatto che il nostro progetto si sia classificato primo tra i 30 progetti selezionati per il Bando “Innovazione Culturale” della Fondazione Cariplo, durante l’evento di presentazione pubblica dello scorso novembre! Inoltre, iniziamo il 2017 con una bellissima novità: per dare l’opportunità a più famiglie possibile di conoscere e provare la nostra app, abbiamo creato una versione LITE, gratuita, di ExplorArt Klee, che è stata appena lanciata in tutto il mondo.

Come già detto, però, ci piace “sporcarci le mani” e in questa fase di progettazione dei nostri appbook riteniamo fondamentale il coinvolgimento delle persone per le quali vengono creati: vogliamo metterci in ascolto di genitori, educatori e bambini e di tutti coloro che vogliono contribuire a migliorare i nostri appbook attraverso i loro consigli e le loro opinioni. A tale scopo invitiamo tutti gli interessati a lasciare i propri contatti nella pagina http://www.lapisly.com/it/contatti/  per poter scaricare gratuitamente “ExplorArt Klee” e rendersi disponibili per una breve intervista. Le loro opinioni contribuiranno alla crescita di un progetto che, nel suo piccolo, vuole stimolare l’immaginazione dei bambini di oggi, per un mondo migliore delle donne e uomini di domani.