ArtStories: giochi digitali per far scoprire ai bambini l’arte e i musei
Federica Pascotto ha un laurea in storia dell’arte, un master in archeologia e il pallino della didattica tra l’analogico e il digitale. Giovanna Hirsch ha un master in economia dello sviluppo e diversi anni di esperienza nella consulenza alle PA e nella gestione di progetti di sviluppo locale. Insieme hanno fondato nel 2015 Art Stories, una startup che sviluppa app educative sui beni culturali per far scoprire ai bambini l’arte, l’architettura, i musei e le città attraverso giochi digitali. Abbiamo chiesto a Federica e Giovanna di raccontarci il loro progetto, che è entrato nel TIM #WCAP – il corporate accelerator di TIM che seleziona, finanzia e accelera le migliori startup in ambito digitale – ed ha recentemente vinto la Europeana Challenge 2016.
Mamamò: “Quando si parla di arte e bambini, spesso ci si limita alla dimensione creativa. Voi invece avete sviluppato applicazioni – quella per esempio sul Castello sforzesco di Milano e sul Duomo – che si presentano come una guida turistica per ragazzi, con un taglio attento alla storia e all’arte. Perché è importante secondo voi insegnare la storia dell’arte ai bambini?”
ArtStories: “La dimensione creativa è molto importante, ma è anche quella che viene più stimolata, a casa e a scuola: è all’apparenza più accessibile e immediata. Ci siamo concentrati invece su un aspetto che ci è congeniale e in cui crediamo molto, che è quello dell’educare all’arte, intesa come storia e anche come bellezza. È fondamentale che si faccia educazione alla storia dell’arte perché anche i bambini possano capire e apprezzare il patrimonio artistico e culturale che li circonda. Solo così avremo adulti capaci di custodire e valorizzare un asset strategico come i beni culturali possono essere per l’Italia.”
Mamamò: “Che ruolo devono avere e che opportunità possono offrire gli strumenti digitali nell’insegnare la storia – e la storia dell’arte in particolare – ai bambini?”
ArtStories: “Hai detto bene: il digitale come strumento. Il digitale permette una dimensione interattiva che affianca quella narrativa ed educativa in modo molto efficace, rendendo accessibili e intriganti contenuti anche molto complessi. Inoltre, nel caso delle guide ai luoghi, c’è anche una grande semplicità di uso: chiunque, con uno smartphone, da qualunque luogo, può accedere a dei contenuti specifici.”
Mamamò: “Dimensione ludica e dimensione educativa sono due poli in perenne tensione tra loro quando si parla di contenuti digitali per ragazzi. Come si riesce a interessare un bambino alla storia degli Sforza attraverso un’app che si trova sullo stesso dispositivo su cui magari c’è Clash of Clans?”
ArtStories: “Questa è una domanda cruciale: sugli store, alla voce educazione, si trova davvero un po’ di tutto; è una categoria molto ampia, all’interno della quale convivono pacificamente prodotti anche molto diversi. La nostra app sul Castello continua a essere featured tra le migliori app ed è molto scaricata; si tratta di una vera e propria guida all’edificio, ma ha una dimensione narrativa che è rinforzata da giochi e interazioni che piacciono ai bambini, e non annoiano gli adulti. Il nostro obiettivo è agli antipodi di quello delle app di puro gioco: mentre queste cercano il più possibile di essere addictive, per far giocare i bambini il più a lungo possibile, noi desideriamo portarli fuori dal tablet. La app è per noi un ponte virtuale che incuriosisce e stimola domande e curiosità che portano fuori, al Castello Sforzesco, o in qualunque altra dimora storica: i bambini che usano le nostre app imparano a conoscere e spiegare funzioni e caratteristiche, ad esempio architettoniche, che trovano poi in più luoghi. Questo li rafforza, facendone turisti culturali competenti! Inoltre, con le app della serie Art Stories 4fun, ci siamo date un obiettivo ancora più ambizioso: attraverso il gioco avvicinare all’arte e ai beni culturali anche le famiglie e i bambini che non sono abituati a fare turismo culturale. La nostra app sviluppata in partnership con il MUBA che racconta in modo ludico il cibo e le tavole nel mondo è un bestseller in Cina con più di 20000 download in pochi mesi.”
Mamamò: “I genitori italiani, rispetto a quelli anglosassoni o francesi, scaricano ancora pochi contenuti digitali a pagamento per i propri figli. Lo dicono i numeri di download. Voi che esperienza avete avuto da questo punto di vista? Serve una maggiore cultura digitale o è un aspetto legato più in generale al consumo culturale del paese?”
ArtStories: “Non siamo ancora in grado di dare una risposta precisa su questo. Certamente c’è una reticenza all’acquisto, ma abbiamo diverse migliaia di download a pagamento dall’Italia, quindi ci è difficile definire un trend. Quello che è certo è che quello italiano è numericamente un piccolo mercato, e possiamo affermare che chi scarica le nostre app è per ora chi porta i bambini al museo e in libreria, cioè già un consumatore di cultura su vari fronti.”
Mamamò: “Dopo le applicazioni, Art Stories ha avviato bARTolomeo, una piattaforma che punta a offrire diversi servizi e prodotti digitali educativi, anche alle scuole. Come è nato e cosa sarà bARTolomeo?”
ArtStories: “bARTolomeo è uno spin-off di Art Stories: è un luogo online dove gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della primaria possono trovare prodotti digitali, giochi e animazioni, e kit per costruire in classe delle esperienze educative articolate. Ha dei ‘cuori digitali’ che servono a innescare percorsi educativi che dall’aula portano al territorio, e dal territorio riportano agli atelier creativi da sviluppare in classe.
Abbiamo testato un prototipo proprio sul Castello Sforzesco e adesso stiamo lavorando per lanciare il progetto il prossimo settembre, grazie al contributo di Fondazione Cariplo, che ci sostiene con il progetto IC–Innovazione Culturale. L’obiettivo di bARTolomeo è di essere pienamente accessibile e di coinvolgere in modo semplice e divertente insegnanti e bambini. Abbiamo chiuso alcune prima partnership, come ad esempio con il FAI Scuole, e abbiamo moltissimo da fare!”.