Le serie tv fanno bene ai libri
La crossmedialità ci ha abituato a nuovi mondi narrativi, in cui una storia rimane potenzialmente aperta all’infinito e in cui ognuno vi può entrare da una porta di accesso diversa. Vale per gli universi di fiction rivolti agli adulti, ma vale anche per quelli dei ragazzi – due recinti che non sono più chiusi come in passato ma che sempre più spesso si sovrappongono, abbattendo i tradizionali steccati delle classificazioni per età. Così, qualcuno può aver scoperto l’epopea del maghetto di Hogwarts dai libri della Rowling, altri dai film della Warner Bros, altri ancora dai videogiochi della Lego, dagli spin off della saga o dai parchi a tema dedicati a Harry Potter. Qualunque sia l’ingresso nel mondo narrativo, da quel momento in poi ci muoveremo da un medium all’altro, ‘consumando’ il racconto e le sue evoluzioni in modi nuovi.
Per questo i diversi canali attraverso cui viaggiano le storie si influenzano, anche in termini di diffusione, come ha evidenziato una recente indagine AIE sul rapporto tra serialità tv, lettura e acquisto di libri. Gli italiani dichiarano di usare sempre più “porte” per entrare nei mondi e negli universi narrativi. Non ne escludono nessuna e sono quasi tutte in crescita: il cinema di sala, le community online, i social autoriali, le letture pubbliche, gli audiolibri. Primeggiano però le serie tv in chiaro (usate dal 75% al 79%degli intervistati), e soprattutto quelle delle pay tv Netflix, Sky e Amazon (dal 37% al 43%).
Dalla ricerca dell’Associazione italiana Editori emerge inoltre come chi segue le serie tv, in quanto ’consumatore di storie’, sia anche un lettore: lo è il 67,8% di chi guarda le serie televisive, contro una media nazionale del 60%, e in generale legge più libri di chi non le guarda.
In questo momento non ci sono evidenze che la serialità televisiva tolga spazio alla lettura. Al contrario, le serie tv sembrano far bene ai libri, perché rilanciano le vendite: è quanto accaduto al romanzo per Young adults Tredici, in corrispondenza del lancio dell’omonima serie su Netflix. Uscito in libreria nel 2008, in Italia è rimasto pressoché ignorato fino al 2017, quando la Pay tv ha messo in onda la prima stagione televisiva.
Rispetto alla lettura, il profilo di chi accede a contenuti narrativi tramite pay tv si concentra nelle fasce più giovani della popolazione, ha una maggiore propensione a scegliere di volta in volta su quale formato leggere. Il 62% legge assieme libri, e book, audiolibri.
Come ci ricorda Anna Antoniazzi in Contaminazioni,
“Nell’incrocio tra il libro e gli altri media, nell’intersezione tra oralità, scrittura e multimedialità – ovvero nella crossmedialità – si trova vivo e palpitante l’immaginario contemporaneo. Un immaginario nel quale, attraverso strumenti comunicativi e narrativi sempre più potenti ed efficaci, la dimensione del possibile si dilata e si espande in ogni direzione”.