Redooc, una nuova matematica
“La matematica è bella e divertente“, questo sostiene con grande entusiamo Chiara Burberi, fondatrice insieme a Nicolò Ammendola di Redooc.com, una piattaforma web di matematica “come non l’hai mai vista”, pensata per i ragazzi e per i professori delle Scuole Secondarie Superiori, per proporre un nuovo modo di insegnare e imparare questa fondamentale materia di studio.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Chiara perché ci parlasse un po’ più diffusamente di come nasce Redooc, un progetto in cui i concetti matematici sono spiegati attraverso sfide legate al mondo quotidiano in brevi video lezioni, in cui gli esercizi sono presentati come un gioco online a livelli con tanto di punteggio e in cui gli studenti hanno un profilo, monitorabile (anche) dall’insegnante per verificare progressi e debolezze di ciascuno.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Come nasce l’idea di Redooc?
Si legge Réduc! Nasce così per l’assonanza con education, una sorta di acronimo di Re-think Education, che è la nostra missione, focalizzata sulle materie STEM, ovvero Science, Technology, Engineering and Math.
L’idea nasce dalla voglia di aiutare i ragazzi italiani a smettere di dire “sono negato per la matematica, non la capisco, tanto non mi servirà mai a nulla”, per sfatare il mito, e un po’ il vanto, che nel nostro Paese siamo negati per questa materia. Pensiamo invece che la matematica e le materie scientifiche siano un grande passaporto per la vita civile e per il futuro e l’Italia ha tutto il potenziale per avere dei livelli di eccellenza su queste materie. Tra parentesi, i cinque uomini più ricchi del mondo sono laureati/hanno studiato materie STEM!
A chi si rivolge?
Redooc si rivolge – per adesso – a studenti di licei e istituti superiori, il target sono i “teens”. Siamo partiti dal liceo perché eravamo stufi di leggere i dati OCSE sui quindicenni italiani che provocavano solo inutili dibattiti sulla validità delle prove INVALSI. Cambiare la matematica del liceo è complicato, perché è una matematica molto ampia, profonda e formale. La sfida è di dimostrare che può essere trasformata, semplificata e avvicinata al mondo quotidiano, per esempio spiegando le equazioni come il processo decisionale di cosa fare al sabato sera, le disequazioni come il budget di una vacanza fra amici. Abbiamo lavorato per modificarne il linguaggio formale e impersonale (i “come volevasi dimostrare”, i “si prenda ad esempio”), pur mantenendone la serietà. Stiamo trasformando la matematica in un grande gioco, ma molto serio!
Recentemente abbiamo presentato al MIUR anche il progetto Redooc dedicato alle Scuole Medie, appena avviato perché tutti i professori e i genitori che incontriamo ci dicono che è in questo ciclo scolastico che i ragazzi si convincono di essere negati per la matematica. E’ dunque necessario aiutarli, perché scoprano che invece è utile, bella e divertente. Stiamo già lavorando con due scuole interessate a contribuire allo sviluppo di contenuti e di una metodologia didattica completamente nuova.
Una volta studio significava soprattutto applicazione, fatica e anche un po’ noia: sembra che ormai questa sia un principio superato…
Io sto crescendo i miei figli dicendo loro che i talenti, piccoli o grandi che siano, sono un dono e che vanno coltivati, con perseveranza. Ciò significa impegno, magari un po’ di fatica e quotidiano allenamento… noia no, soddisfazioni certamente! Non solo i grandi matematici, ma anche i grandi sportivi coltivano quotidianamente il talento facendo errori, provando e riprovando. Stando a degli studi di Social Emotional Learning, chi ama la matematica tende ad essere ottimista, cioè affronta un problema cercando alternative.
I nostri ragazzi devono quindi mettere costanza e impegno nel coltivare i loro talenti, ma non è più necessario che stiano legati alla sedia in puro spirito di sacrificio, perché ora è cambiato il modo di studiare. Fare e sperimentare prima di teorizzare, significa che magari i ragazzi ci metteranno una settimana a capire cosa sono le equazioni, ma poi non se lo dimenticheranno più e avranno appreso davvero a usare le competenze nei processi decisionali di tutti i giorni. Ci sono modalità didattiche che rendono più intuitiva, quindi meno faticosa la materia, che aiutano a coltivare i talenti con più divertimento e socializzazione.
Davvero la matematica si può imparare divertendosi?
Assolutamente sì, e non solo grazie alla tecnologia, ma anche alle nuove modalità collaborative di studio e apprendimento. I nostri ragazzi sono davvero fortunati perché hanno opportunità e mezzi che supportano l’apprendimento grazie a una maggior dose di divertimento e alla socializzazione. Nel suo testo “La classe scomposta” Dianora Bardi dell’associazione Imparadigitale dice che studiare da soli è meno produttivo ed efficace. Infatti, la matematica non è per geni solitari, è per tutti, è una sfida collaborativa e si può insegnare sfruttando tutti i meccanismi classici del gioco: allenamento, sfida, lavoro di squadra, classifica, …
Redooc è un progetto che si rivolge anche alle scuole: come reagiscono gli insegnanti alla vostra proposta?
Ci sono insegnanti già abituati a usare la LIM che vedono il nostro progetto come un’opportunità, altri invece sono più titubanti. Avendo l’opportunità di conoscere Redooc dal vivo, in classe con i ragazzi, gli insegnanti colgono le potenzialità e la potenza del mezzo e si convincono.
Redooc s’inserisce in modo ottimale nel nuovo piano scuola digitale e nella normativa che sollecita anche l’autoproduzione di materiali educativi da parte dei docenti. Noi infatti siamo una piattaforma di tecnologia e contenuti, il nostro è un format particolare, ma allo stesso tempo siamo aperti alla condivisione e all’arricchimento del nostro database di contenuti da parte degli utenti, delle scuole e dei professori con cui collaboriamo. Ci sentiamo insomma coerenti con questo momento storico, che io considero il vero anno zero della nuova scuola, e con quello che prevediamo siano gli anni a venire.
Negli ultimi anni in Italia e non solo le ragazze sembra si siano dedicate meno alle materie scientifiche rispetto ai loro coetanei maschi. Pensi che il trend possa cambiare?
Ho una figlia di 10 anni e lavoro per lei! Dialogo con Maria Stella è un articolo che ho scritto sul blog de La 27esima ora, in cui racconto di come lei, naturalmente talentuosa nelle materie artistiche, stia vivendo un percorso tutto suo di avvicinamento alle materie scientifiche.
Quando si dice che le ragazze si applicano meno nelle scienze è come dire che ci sono poche donne nei board delle società; l’importante è agire sul trend di cambiamento e osservare quanto in fretta stanno cambiando le cose! Anche solo la consapevolezza della rilevanza del tema è importante: le famiglie stanno capendo che la matematica è importante, così come il digitale, il coding, le materie STEM in genere… e questa consapevolezza si fa varco anche a livello scolastico e di comunicazione. Molte cose sono cambiate in questo senso anche solo nell’ultimo anno (si pensi alla Nuvola Rosa di Microsoft, all’iniziativa Il Tempo delle Donne del Corriere della Sera) e sono davvero molto ottimista che nei prossimi dieci le cose cambieranno sempre in meglio.
Mia figlia per il suo futuro desidera designare abiti da sposa; se lo farà, di certo sarà oltre che una stilista attenta alle geometrie, anche una donna in grado di fare il business plan della sua attività e gestire con consapevolezza le sue finanze.