Addomesticare gli schermi. Il digitale per l’età prescolare

marangi

“Il digitale allo stato brado non possiede le regole e le attenzioni che si dovrebbero manifestare nei luoghi in cui vivono e crescono i bambini e le bambine. È per questo che è necessario addomesticarlo…”.

Comincia così il libro Addomesticare gli schermi. Il digitale a misura dell’infanzia 0-6 pubblicato per Scholé da Michele Marangi, docente di Didattica e tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica di Milano. Nel testo Marangi parte pragmaticamente dalla presenza pervasiva degli schermi nella vita quotidiana delle famiglie per superare sterili dicotomie tra tecnofobici o tecnoentusti. Non si può infatti affrontare il rapporto tra bambini e tecnologia se non ci si interroga su cosa rappresenti quest’ultima oggi. La pervasività e la connessione continua hanno reso il digitale un ambiente in cui trascorriamo parte della nostra esistenza – si parla infatti di onlife – ma anche il tessuto connettivo della nostra società.

Pertanto, in una società in cui gli schermi non sono più solo oggetti tecnologici ma anche dispositivi economici, sociali e culturali, anche l’adozione di media-free zone secondo l’autore rappresenta una scorciatoia inutile e difficilmente praticabile.  Occorre piuttosto aiutare insegnanti e genitori a incorporare in modo armonico e sostenibile la tecnologia negli ambienti frequentati dai bambini, lontano da controproducenti demonizzazioni o adozioni acritiche. Un compito a cui nessun educatore si può sottrarre, illudendosi di delegare le competenze mediali agli specialisti, visto che il rapporto con i media rappresenta un evento formativo significativo fin dalla prima infanzia.

In un momento storico in cui gli adulti che hanno un ruolo di mediazione rispetto all’infanzia si sentono spesso inadeguati e disorientati di fronte ai veloci cambiamenti del sistema mediale, Marangi non fornisce facili ricette rassicuranti per sbrogliare la complessità del presente. Sottolinea piuttosto come rispetto al digitale non sia possibile trovare una soluzione che valga sempre e per tutti: occorre di volta in volta individuare strade che rispondano ai bisogni del singolo bambino in riferimento a un dato contesto familiare, scolastico o sociale. Per farlo occorre una progettualità che sia radicata in un adeguato corredo concettuale, metodologico e operativo. Una prospettiva condivisa ancora tutta da costruire, a fronte della velocità dei cambimenti in atto e dell’indispensabile contributo di discipline diverse.

Eppure, l’autore non si sottrae a questo compito e cerca comunque di tracciare un orizzonte teorico, fornendo un ricco compendio delle ricerche e degli studi pubblicati negli ultimi anni rispetto al rapporto tra infanzia e digitale in una prospettiva sia pedagogica, che di media education. L’analisi procede attraverso le cinque “posizioni” che si possono assumere rispetto allo schermo e che comportano differenti prospettive di sguardo:

  • chi sta davanti agli schermi, ovvero i bambini e le bambine;
  • cosa si trova dentro gli schermi, cioè i contenuti ai quali hanno accesso i più piccoli;
  • cosa c’è dietro gli schermi – algoritmi e script che strutturano i processi di utilizzo;
  • chi sta intorno agli schermi a fianco dei bambini, vale a dire adulti e genitori;
  • come andare oltre gli schermi.

Alla fine di ogni capitolo il libro propone una scheda operativa, che permette di approfondire alcuni temi, ma anche di riflettere sulle possibilità di intervento all’interno dei contesti della prima infanzia.

Nel complesso quindi il libro di Marangi può essere letto e utilizzato in vari modi, soprattutto da chi opera all’interno dei servizi per la prima infanzia: come sintesi teorica, che fa il punto sullo stato dell’arte a livello concettuale; come manuale operativo, che propone spunti da testare sul campo; come occasione di riflessione e punto di partenza per progettare interventi educativi nei servizi per l’infanzia realmente capaci di integrare in modo sostenibile anche l’universo digitale.