App per bambini, è una questione di genere?

Negli ultimi anni si è spesso parlato di giocattoli e gender, per rilevare che attraverso l’offerta dell’industria di questo settore tendono spesso a passare messaggi e stereotipi di ruolo che molti genitori, sempre più consapevolmente, decidono di rifiutare.

Nonostante il dibattito crescente e la posizione di alcune aziende, che dichiarano di aver preso le distanze da giochi troppo stereotipati quanto a genere, sul mercato abbondano giocattoli, ma anche app e piattaforme digitali, che per caratteristiche di design e grafica, per tipo di utilizzo e contenuti proposti, mirano apertamente a rivolgersi solo a uno dei due sessi (rivelando così l’aderenza a schematismi che si vorrebbero decisamente superati).

Questo accade anche nel settore dei device e dei contenuti digitali rivolti ai bambini, settore in cui differenze di genere e pregiudizi culturali sembrano colpire in modo sottile in primis i genitori, coloro che alla fine detengono il potere e spesso la scelta dell’acquisto.

Stando allo studio della scorsa primavera Parents and Platform Perceptions, dell’associazione americana PlayScience, i genitori si dichiarano più orientati all’acquisto di un tablet per le figlie femmine (73% vs 65%), mentre sono molto più propensi all’acquisto di uno smartphone (15% vs 6%) o di una console di videogioco (21% vs 7%) per i figli maschi.

Dalla recente ricerca Kid Appeal, condotta ancora da PlayScience insieme a Casual Games Association su più di 1350 bambini americani (dai 6 ai 14 anni) e i loro genitori, emerge che il 30% degli adulti coinvolti nell’indagine è propenso a lasciar scegliere le app più liberamente ai figli maschi che alle figlie femmine. Inoltre, il 10% degli stessi preferisce per le bambine app educative, mentre il 13% si dice più disposto a pagare quando a chiedere contenuti sono i maschi (forse per la loro maggiore insistenza?).

Quali che siano le ragioni (siamo più preoccupati dalla tecnologia quando la pensiamo in mano alle bambine? ci fidiamo maggiormente dei figli maschi oppure siamo semplicemente meno allarmati dall’idea che la loro attenzione cada su contenuti non adeguati?), il risultato finale è che i figli maschi sono più spesso lasciati soli di fronte alla scelta di app potenzialmente negative e meno indirizzati verso quelle educative.

Scardinando il luogo comune che vorrebbe i maschi più orientati a humor e divertimento, la ricerca Kid Appeal rileva poi che il 30% delle bambine preferisce app “umoristiche” e che, benché gli sviluppatori si concentrino di più sul pubblico maschile, la possibilità di esperienze personalizzate (mediante la caratterizzazione dei personaggi e dei percorsi di gioco) piace tanto agli uni quanto alle altre.

La situazione è piuttosto bilanciata anche quando i bambini parlano delle caratteristiche per loro importanti nelle app. Per il 43 % del campione la caratteristica più gradita è la possibilità di creare un’avatar, seguito da un sistema di gioco basato su premi e punti. Invece, è doppiamente importante per le femmine la presenza di personaggi efficaci, mentre i maschi sono più interessati alle dinamiche di gioco, soprattutto se d’azione, e meno coinvolti dalla creazione di storie, puzzle e quiz.

Quanto alle app preferite, sia Minecraft sia Angry Birds sono nella top five di maschi e femmine, dai 6 agli 11 anni. I bambini includono Clash of Clans nelle prime tre, mentre la preferita delle bambine è Candy Crush Saga. Dal punto di vista educativo, ABCmouse.com è l’app preferita da ambedue i sessi (ma maggiormente dalle bambine).

Dalla ricerca emergono dunque indicazioni importati anche per l’industria che sviluppa app e videogiochi: le distinzioni di genere non sono poi così marcate quando si parla di contenuti per il tablet, il device preferito da tutti i bambini per fruire app, video e letture. Le cose cambieranno con la preadolescenza, quando ragazze e ragazzi tenderanno nettamente per lo smartphone, per questioni comunicative e sociali. Ma quando sono piccoli, maschi e femmine mostrano di volere dalle app prestazioni e caratteristiche non troppo diverse, almeno così sembra suggerire lo studio americano.

Infine, la ricerca Kid Appeal rileva che il tablet è percepito dai bambini tanto come strumento di apprendimento che di intrattenimento. Certo, il gancio rimane quello del coinvolgimento e del divertimento, ma sanno anche che l’aspetto educativo è ciò che maggiormente intercetta l’interesse e l’approvazione dei genitori.

Fonte: kidscreen.com