Sharenting: quando postiamo troppe foto dei figli su Facebook (e sui social)

foto dei figli su Facebook

Le nostre vite si svelano sui social network. Gli stati d’animo, le esperienze, i successi, i buoni propositi, le riflessioni sulla vita e sulla morte trovano posto all’interno dei social ricevendo diversi tipi di feedback da amici, contatti e followers. L’essere genitore, non fa eccezione. Mamme e papà raccontano la loro vita da genitori e, per forza di cose, lo fanno chiamando in causa i loro figli.

Non trovo che tutto questo sia negativo a priori.

Raccontarsi sui social rappresenta una nuova modalità di relazione che come esseri umani stiamo faticosamente scoprendo. Può piacere o no, ma non è questo il punto. Il problema si pone quando la condivisione di immagini e racconti della vita dei figli diventa esagerato. Quando cioè un genitore non fa altro che postare in maniera compulsiva la vita dei figli. Di questo si tratta quando parliamo di sharenting.

Il like lo prende il genitore

Nella galassia social, tra i miei contatti, ci sono bambini e bambini che conosco perfettamente. So dove vanno a scuola, che tipo di sport fanno e in quale giorno della settimana, com’è fatta la loro casa, chi sono i loro nonni, che personaggio hanno fatto all’asilo durante la recita di Natale, dove sono stati al mare in vacanza… La cosa più interessante (e inquietante) è che di molti di questi bambini non conosco neanche i genitori. Magari sono persone che seguo per motivi professionali e che, tra un post/tweet e l’altro, mi parlano anche in maniera approfondita dei loro figli.

A questo punto sorgono numerose domande. Perché non usare canali più protetti per far arrivare ad amici e parenti lontani le foto dei piccoli? È proprio necessario far sapere a tutti chi sono i propri figli? Infine, che tipo di messaggio passiamo ai bambini/ragazzi?

I rischi. Cosa non dobbiamo mai pubblicare

Al di là delle riflessioni di natura etica esistono dei rischi. Nel libro Nasci, cresci e posta (Città Nuova) io e Simone Cosimi citiamo ad esempio le parole di Antonello Soro, garante italiano per la privacy che dice che “secondo recenti ricerche, la pedopornografia in rete, e particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente”. Le foto che pubblichiamo su Facebook e sugli altri social, è bene ricordarlo, diventano “di tutti”, ne perdiamo il controllo, non sono più solo nostre. Bisognerebbe allora evitare di condividere scatti intimi come bagnetti e simili, ma anche evitare di fornire troppi dettagli sulla vita dei bimbi. Insomma, volendo essere un po’ rigidi, sarebbe meglio evitare di condividere immagini di minori, anche se sono i propri figli, sui social network.

Che diritto abbiamo?

Come si diceva c’è poi un discorso di natura etica. Che diritto ha un genitore di svelare al mondo la vita del figlio? Anche se il ragazzo dovesse dare il suo consenso, possiamo essere certi che non arriverà un momento, magari in adolescenza, in cui tutti quei ricordi che parlano di lui non gli daranno fastidio?

La vita di un figlio, come scrive Massimo Recalcati nel suo libro Il segreto del figlio, “è innanzi tutto una vita altra, straniera, distinta, differente, al limite, impossibile da comprendere”. Mantenere i figli legati a sé attraverso i social rischia di essere un modo che non permette loro di staccarsi, di prendere il volo, di raccontare agli altri la propria vita nei modi e nei tempi in cui vorranno.

Consenso di entrambi i genitori e multe fino a 10 mila euro

Al di là della scelta del singolo genitore, il Tribunale di Roma (ordinanza del 23 dicembre 2017) ha recentemente stabilito che un giudice può non solo ordinare la rimozione delle immagini dei figli minori dai social network e dai profili WhatsApp, ma anche richiedere sanzioni pecuniarie. Da un punto di vista normativo, sono sempre di più le sentenze che condannano questo tipo di pratica. Segno che i pericoli e i potenziali rischi non sono poi così nascosti e secondari.

Il Tribunale di Mantova, ad esempio, nel mese di settembre 2017 ha stabilito che entrambi i genitori devono essere d’accordo se decidono di pubblicare le foto dei figli sui social. Tutto questo può sembrare scontato, ma sempre di più emergono delle controversie su questi argomenti quando i genitori sono separati o divorziati.

Aumentiamo la consapevolezza

Insomma, con lo sharenting non si deve scherzare troppo ed è importante che cresca la consapevolezza dei rischi di questo tipo di comportamento. Se proprio non possiamo fare a meno di lasciare tracce dei nostri figli sui social, però, cerchiamo almeno di controllare le impostazioni privacy dei post e di usare strumenti come scrapbook di Facebook. Chiediamoci, infine, se per certe immagini non sia meglio usare canali più diretti, come WhatsApp, che recapitano la foto al diretto interessato, ad esempio lo zio o il nonno,  senza passare dal social.