Emoji: accendi le emozioni… e parlane con i bambini

Emoji, Accendi le emozioni. Titolo originale: The Emoji Movie. Regia: Tony Leondis. Casa di produzione: Sony Pictures Animation. Anno: 2017. Paese di produzione: Stati Uniti. Durata: 89 min.
Di cosa tratta
Chi scrive è convinta che i bambini di oggi saranno adolescenti un po’ più consapevoli riguardo all’utilizzo dei device mobili, ovvero smartphone e tablet. Sono moltissime ormai le iniziative in campo per aumentare, soprattutto nei più giovani, la consapevolezza sulle corrette modalità della comunicazione online, sulle sue peculiarità e complessità a livello interpersonale e sociale. Nelle intenzioni, il film Emoji, Accendi le emozioni di Sony Pictures muove in questa direzione, rivolgendosi ai bambini per offrire loro una visione più critica di uno strumento accessibile a tutti, ma così complicato da gestire quando di mezzo ci sono le relazioni tra le persone reali.
Ma veniamo alla trama del film. Gene, il protagonista, è un emoji e come tale vive nello smartphone dell’adolescente Alex, precisamente nella città di Messaggiopoli, l’app da cui partono i messaggi e le chat. Gene è un emoji “bah“, ma essendo per qualche motivo difettoso, a differenza di tutti gli altri suoi simili, non esprime sul suo tondo volto solo un’emozione, ma una molteplicità, legate ai suoi stati d’animo e pensieri. E’ proprio la sua anomalia, oltre ai pasticci che combina una volta che è visibile ad Alex sullo schermo, a rendere necessaria la formattazione del telefonino, che cancellerebbe anche Messaggiopoli e tutti i suoi abitanti. Da qui prende inizio l’avventura di Gene, che accompagnato dall’emoji Hi-5 e dall’intraprendente hacker Jailbreak, dovrà riuscire a raggiungere il “Cloud” ma anche a scoprire la propria vera identità, inseguito dai bot della perfida Smiler che lo vuole definitivamente eliminare.
Ci piace perché
Duramente stroncato dalla critica statunitense per l’evidente product placement e per l’esilità creativa, resa ancor più evidente dal confronto con film eccelsi come Inside Out, Toy Story e Ralph Spaccatutto cui esplicitamente si ispira, Emoji è secondo noi un titolo comunque godibile per i bambini.
La visione condivisa del film offre infatti un’utile spunto per iniziare a parlare con i più piccoli degli onnipresenti smartphone. E non solo per affrontare alcuni temi importanti della comunicazione online (basta una faccina per esprimere le proprie emozioni? quanto gli stereotipi in Rete ci impediscono di conoscere davvero le persone?), ma anche per iniziare a fornir loro qualche dritta su come funzionano.
Personaggi e ambientazioni di Emoji sono giochi (da Candy Crush a Just Dance), app (come Spotify, Instagram, Facebook, Twitter…), bot, virus e piattaforme cloud (Dropbox), che ridanno le coordinate virtuali in cui si muovono i bambini quando prendono in mano e interagiscono con i nostri telefonini. E’ scontato che durante la visione del film i riferimenti ai molteplici “brand” rappresentati non sfuggano ai bambini (sono davvero tanti!), ma è anche vero che quegli universi d’intrattenimento e condivisione sono entrati massicciamente nella loro quotidianità e immaginario generazionale. Perché non sfruttare l’occasione per parlarne nominandoli con il loro nome?
Se dunque i genitori che accompagnano i figli in sala rimarranno delusi dal confronto con i capolavori d’animazione cui Disney, Pixar e Dreamworks li hanno abituati, non si lascino però sfuggire l’occasione per mettersi all’ascolto dei bambini, che certo non mancheranno di fare commenti interessanti durante la proiezione e all’uscita del cinema.
Perfetto per chi…
… vuole iniziare i propri bambini al mondo di bit, cloud, bot e virus… ma non sa da dove partire 🙂