TOMMI, la realtà virtuale che porta un po’ di allegria negli ospedali

TOMMI è un gioco creato dalla start up Softcare Studios con l’obiettivo di portare un po’ di allegria ai bambini ricoverati in ospedale. Grazie a questo gioco, fruito in Realtà Virtuale (VR), i piccoli pazienti riescono ad allontanarsi – seppure virtualmente – dall’ambiente ospedaliero, vivendo avventure ed esperienze divertenti.

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TOMMI: come funziona il progetto

Per sapere come funziona il progetto, abbiamo fatto una chiacchierata con Valentino Megale, co-fondatore della start up Softcare Studios e del progetto TOMMI.

Com’è nato questo progetto e che obiettivi si pone?

La startup Softcare Studios è nata a Giugno 2017 con l’obiettivo di realizzare concretamente il progetto TOMMI su cui abbiamo iniziato a lavorare alcuni mesi prima. Siamo partiti da un problema molto semplice: ogni volta che i bambini vengono sottoposti a trattamenti medici, vanno incontro ad un’esperienza traumatica, stressante e spesso anche dolorosa. I bambini hanno naturalmente paura e finiscono per rifiutare il trattamento, vivendo una situazione di ansia e rendendo problematico il lavoro del personale medico. Nell’80% dei casi, la soluzione più immediata è quella della sedazione farmacologica. Abbiamo pensato quindi di cogliere le opportunità delle nuove tecnologie, per fornire un’alternativa digitale, non invasiva e non farmacologica alla sedazione.

TOMMI è fornito come gioco e fruito in realtà virtuale: indossando un visore VR, i bambini possono immergersi in un ambiente digitale adattato alle loro necessità, capace di distrarli dalle emozioni negative creando un luogo sicuro e positivo per aiutarli ad affrontare meglio la terapia, riducendo stati di ansia, paura e dolore. Il gioco, inoltre, coinvolge anche i genitori in sessioni collaborative per creare momenti di complicità capaci di aiutare entrambi a fronteggiare meglio lo stress delle procedure mediche. TOMMI in pratica è un sedativo digitale, adattato all’ambiente clinico ma fornito come gioco per evitare di essere visto come strumento medico dal bambino. In particolare, è dedicato ai pazienti pediatrici di oncologia che si ritrovano a fronteggiare le sfide più estreme, ma può essere ugualmente impiegato per aiutare i bambini durante visite ortopediche, odontoiatriche o prima di test diagnostici problematici.

Adesso TOMMI è pronto per essere testato in ospedale, e proprio in questo momento i primi bambini ci stanno giocando presso l’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino dove in collaborazione con il team medico della Prof.ssa Franca Fagioli e le due associazioni locali, DEAR e Fondazione amici di Jean, abbiamo iniziato un percorso ospedaliero per fare conoscere la tecnologia a medici, pazienti e parenti. Parallelamente, è iniziato un secondo percorso al SS. Annunziata di Taranto, mentre stiamo discutendo nuove collaborazioni con ospedali italiani ed esteri. Per Softcare Studios, TOMMI rappresenta il primo progetto e la concretizzazione di un modello che puntiamo poi ad adattare anche per pazienti adulti e anziani in futuro.

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Come rispondono le bambine e i bambini coinvolti?

I bambini che vogliamo aiutare con TOMMI hanno tra i 7 e i 14 anni. Non scendiamo sotto sia per questioni di sviluppo cognitivo sia per ragioni prettamente logistiche (la dimensione del visore), mentre ci fermiamo ai 14 anni perché al di sopra di tale età i pazienti richiedono degli scenari e delle meccaniche di interazione un po’ diverse. Abbiamo iniziato a far provare il gioco in 2 ospedali italiani e i primi feedback sono positivi: i bambini giocano a TOMMI e vogliono rigiocarci, anche i pazienti che normalmente si presentano come più timidi e tendenti all’isolamento. La VR, grazie alla sua immersività, offre loro una tregua dalle mura dell’ospedale in cui sono costretti a vivere durante la terapia. Senza dimenticare la loro condizione, i bambini possono far letteralmente riposare la loro mente dallo stress della terapia e ritrovarvi una forma di privacy per i sensi, come se finalmente avessero una loro camera per giocare, sicura e tranquilla. Stiamo imparando tanto dai pazienti, dai loro genitori e dai medici e questo ci permetterà di rendere TOMMI sempre più vicino alle persone che puntiamo ad aiutare con il nostro lavoro e passione.

Il gioco come aiutante nelle terapie ospedaliere

Il gioco ha già dimostrato di essere un ottimo “aiutante” nelle terapie ospedaliere che riguardano i bambini. La tecnologia, in questo caso, offre un ulteriore contributo. Come riescono a combinarsi tra loro questi elementi?

Il gioco offre innumerevoli metodi per facilitare qualsiasi attività, aggiungendovi coinvolgimento, motivazione, divertimento e condivisione. Fin da piccoli giocare è per noi il modo più naturale di imparare e confrontarci con la realtà. In un certo senso, giocare significa simulare una situazione per capirne limiti e opportunità, senza rischiare alcuna conseguenza reale. Una simulazione, proprio come la realtà virtuale, che mostra un ambiente digitale realistico in cui la persona ha la sensazione di trovarsi come se fosse un ambiente reale, con cui interagire e in cui muoversi. Per noi l’unione di gioco e tecnologia è stata naturale, per permettere di aumentare il coinvolgimento del bambini e distrarlo meglio dall’ospedale, più di qualsiasi altro mezzo tecnologico finora usato. La malattia, e lo stato di depressione emotiva e psicologica che genera, non dipendono solo dalla patologia stessa, ma anche dal pensarsi ogni giorno come malati. Una condizione che viene ricordata costantemente al paziente dall’ambiente in cui vive (l’ospedale) e dalle associazioni mentali che genera. Grazie alla VR possiamo limitare almeno un poco queste associazioni, dare al paziente la possibilità di andare oltre le mura dell’ambiente della terapia, anche quando per cause di forza maggiore deve rimanere confinato all’ospedale.

 

Possiamo dire che il vosto progetto diffonde e veicola un uso “nobile” e più consapevole delle nuove tecnologie e degli strumenti digitali.

Il nostro progetto parte dai pazienti, dalle loro necessità, dalle sfide che affrontano e dai loro sogni. La tecnologia è solo un mezzo, un facilitatore per superare limiti troppo spesso visti come invalicabili e per valorizzare il tempo e la dimensione psicologica dei pazienti, che troppo spesso vengono visti come opzione e non priorità durante la terapia. Oltre a supportare i giovani pazienti, il nostro obiettivo è contribuire a sottolineare l’importanza delle necessità emotive e psicologiche dei pazienti, fornendo prove oggettive – facilitate dal digitale – di come lo stato di benessere impatti profondamente sulla terapia e sulle dinamiche ospedaliere.