I Social Network in classe

All’interno di progetti di educazione civica digitale si sente spesso parlare dell’utilizzo dei Social Network in classe. Non solo i social progettati ad hoc per la scuola e la didattica, ambienti “chiusi”, costruiti sulle esigenze didattiche e rispettosi del sistema normativo, ma i social network cosiddetti generalisti, che spesso alunni (over 13, età minima per l’accesso) usano e conoscono ancor meglio dei docenti.

Prima regola per i social media: conoscenza delle norme d’uso

Prima di parlare delle possibilità didattiche che i social possono offrire, è importante fare una premessa. Personalmente tendo a voler sperimentare le possibilità didattiche che il digitale offre cercando il lato utile e positivo in quello che i nostri allievi già usano. Ma rispetto ai social network preferisco fare un passo indietro, mettendo in primo piano alcune caratteristiche che potrebbero problematizzarne l’uso.

I social network maggiormente utilizzati, Instagram, Facebook, YouTube, Twitter, etc non nascono per la didattica, e non sono pensati per un uso collettivo di più ragazzi coordinati da docenti. Sono servizi privati forniti da aziende solitamente internazionali, che seguono normative che possono presentare punti di attrito in classe. Raccolgono un’infinità di dati personali e i ragazzi vi postano informazioni e messaggi che escono dalla classe, coinvolgono altre persone e che potrebbero creare situazioni difficili per gli insegnanti: per esempio, se leggo sul profilo Facebook di un mio alunno un insulto diretto alla scuola o a un collega, come mi comporto? Come gestire i rapporti extra scolastici che un alunno potrebbe intrattenere con me in via digitale? L’ex Ministro Valeria Fedeli ha annoverato fra i comportamenti sanzionabili, fino al licenziamento, l’ amicizia digitale fra alunno e professore. Per comprendere meglio quali siano le problematiche, è interessante l’articolo di un professore che nel 2013 ne sconsigliava l’uso.

Costruire significato

Dunque la scuola dovrebbe rifiutare il mandato di educare e informare sull’uso dei social network, peraltro strumento ormai quotidiano per i ragazzi? Al contrario, ma queste attività devono essere svolte nella consapevolezza del campo in cui ci si trova, delle norme legali e delle implicazioni sociali e personali.

Non è peraltro necessario ipotizzare attività puramente prestazionali ove è altamente probabile che i nostri alunni siano più veloci, bravi ed efficienti di noi (velocità di scrittura, di ricerca in rete, capacità digitali base, etc), proponendosi invece con un ruolo di “bussola” e di costruttore di significato dell’esperienza digitale: colui che dà un senso al percorso, anche inserendolo nella didattica della propria materia. In altre parole: è possibile lavorare sui social senza aprire i social, e fare attività su Facebook e Twitter senza necessariamente aver amicizia con gli alunni o costringerli ad aprirsi un account che magari ancora non hanno. E affrontare le difficoltà elencate prima (protezione dei dati, finalità commerciali dei social) con una buona attività di educazione digitale.

Twitter e TwLetteratura: esercizi di sintesi

Nonostante sia stata sfondata la barriera dei 140 caratteri massimi, Twitter è noto per la necessità di essere concisi, brevi ed efficaci nei propri messaggi. Scrivere tweet rende necessario identificare bene il concetto da esprimere e lavorare adeguatamente sulle parole da utilizzare. Inoltre, permette di lavorare sul concetto di Hashtag, parola-chiave che da una parte deve essere efficace e diretta, dall’altra comprensibile e condivisibile anche dagli altri lettori.

Sdoganati anche negli esami pubblici (la Regione Liguria ad esempio da un paio di anni propone, nelle prove per le qualifiche regionali, l’esercizio di sintetizzare un articolo o un racconto in un tweet e un hashtag), possono essere facilmente utilizzati e presentati in classe, magari chiedendo anche agli alunni, durante la partecipazione ad un evento pubblico, di effettuare una sorta di “tweet-cronaca” individuando i punti salienti del discorso in diversi tweet, in luogo dei soliti appunti.

O riassumere un articolo o racconto in diversi tweet, magari anche creando dialoghi fra i personaggi. Si può prendere spunto ad esempio dal progetto TwLetteratura, che propone diverse attività fra Tweet e letteratura da fare in rete. Il meccanismo è semplice: si sceglie un libro o un racconto, lo si legge e lo si commenta, paragrafo per paragrafo, riscrivendolo in forma di tweet.

Si può fare una semplice parafrasi o una re-interpretazione del testo, si possono proporre spinoff o magari cambiare il punto di vista del narratore, de-costruendo e ri-costruendo il testo. È disponibile anche una app apposita, Betwyll, nata anche per rispettare leggi ed esigenze del mondo della scuola e della didattica.

twletteratura

Per stimolare ad un uso consapevole e attivo del social network stesso, si può proporre invece un esercizio (che richiede l’utilizzo di un account Twitter, ed è destinato ad alunni della secondaria superiore), ricercando informazioni su un fatto di cronaca, meglio ancora se una break-news, una notizia appena arrivata. Con quali hashtag si propaga la notizia? Da quali account parte, e a chi o cosa sono collegati? Quali sono gli eventuali giornalisti che seguono la notizia, e quali fonti utilizzano?

Didascalie, dialoghi, narrazioni

Una parola-chiave dei social è condivisione, una altrettanto importante creatività, e la terza è dialogo. Caratteristiche che possono essere utilizzate proficuamente in classe, anche riprendendo lo stile di alcune fra le più note pagine Facebook, Instagram o Pinterest.

social artisti

Come coinvolgere ad esempio i ragazzi nell’analisi di opere d’arte, e favorire la loro espressione, il commento critico e l’analisi?

Prendendo – ad esempio – spunto dal progetto Se i quadri potessero parlarepresente su tutti i social citati, ma diventato anche un libro di carta. Le regole del gioco sono semplici: identificare un’opera d’arte, e inserirvi un commento, un dialogo o monologo a corredo dell’immagine. Si può lasciar libera la fantasia (come nell’esempio a fianco), o chiedere di restare maggiormente coerenti all’epoca storica, all’artista o al soggetto. Sulla stessa linea, è possibile lavorare su dialoghi fra diversi personaggi, creare brevi storie utilizzando opere artistiche anche molto distanti, per stili o periodi storici, fra di loro.

lotto

Un lavoro che utilizza più social, che permette di sperimentare più linguaggi e di proporre un’attività di classe a medio termine (anche questo per la secondaria superiore), è quello della creazione di fanpage su Facebook su un tema o un personaggio storico, costruendone la timeline con gli eventi della sua vita, eventuali interviste a terzi o articoli di giornale. E’ anche possibile realizzare brevi video o fotografie e condividerle da Instagram e Youtube.

 

Infine, sempre con le classi più avanzate, si può proporre un’attività concentrata sui social della scuola stessa (anche solo una pagina Facebook), dando spazio a temi quali cittadinanza digitale, privacy e diritti, chiedendo ai ragazzi stessi di stendere una sorta di “regolamento d’uso”, trovando assieme quali siano le norme legali cui sottostare (riutilizzo di materiali trovati in rete, e quindi copyright e licenze d’uso, fotografie di terze persone, età minima, etc), e una netiquette per comprendere quali siano i punti importanti per un corretto dialogo e condivisione sui social network.