È vero che i videogiochi violenti possono rendere i ragazzi aggressivi?

call of duty

Quando parlo di videogiochi in pubblico, avverto spesso la sensazione che nella mente degli adulti non appassionati persista l’equivalenza videogioco = sparatutto.
Il mio dubbio nasce dalle domande portate dai genitori dei gamers:

Dottoressa, è vero che i videogiochi violenti possono rendere i ragazzi aggressivi?

I videogiochi che il pubblico definisce come violenti comprendono gli sparatutto e i giochi d’azione. Eppure, il mondo dei videogames non finisce sugli scaffali delle catene di negozi di videogiochi, dove si vendono principalmente i titoli dei grandi editori come Electronic Arts, che sviluppano molti giochi di quel genere. Il mercato in realtà comprende anche studi di sviluppo “indie” o indipendenti, che creano progetti più ricercati, ma poco conosciuti dai non appassionati (quindi dalla maggior parte dei genitori).

Non esiste una categorie di videogiochi “violenti”. La violenza è in realtà solo un ingrediente della storia e una meccanica di gioco, perché i titoli mettono i gamers nei panni di protagonisti che possono poi scegliere di agire tanto comportamenti aggressivi, quanto di collaborazione, aiuto e sostegno verso i compagni di squadra.

Ciò che colpisce l’attenzione e l’immaginazione di chi non gioca è la grafica esplicitamente violenta del videogame. Attenzione: tutto ciò che è inserito in un videogioco ha un costo e ricopre quindi una funzione specifica. Sangue, armi e squadre sono mezzi che permettono al giocatore di:

  • capire se ha sconfitto un avversario,
  • personalizzare l’esperienza di gioco,
  • collaborare per perseguire un obiettivo comune.

Non esprimono quindi un gusto sadico dell’industria.

Cosa dice la scienza della violenza nei videogames?

La teoria che associa videogiochi e violenza si chiama General Aggression Model (GAM). L’esposizione a media violenti – non solo videogames – aumenterebbe pensieri e comportamenti violenti. Adesso però sappiamo che un videogioco comprende tanto comportamenti violenti quanto proattivi; allora anche questi ultimi dovrebbero influenzare i gamers, giusto? Gli autori del GAM non hanno saputo replicare a questa critica.

Chris Ferguson, uno psicologo che studia la violenza nei videogiochi, sostiene che chi è propenso all’aggressività ha predisposizioni biologiche e genetiche, che possono essere influenzate positivamente o negativamente dalle condizioni ambientali (es. società, famiglia, gruppo). La violenza dei media, invece, può influenzare chi è biologicamente predisposto all’aggressività, ma non è causa diretta, perché esiste una vulnerabilità di base.
In conclusione -eccezioni a parte- secondo Ferguson le persone normalmente non subiscono passivamente gli stimoli, come ad esempio la violenza nei media, ma sono in grado di controllare il proprio comportamento.

Perché i gamers allora sono così agitati durante il gioco?

Le reazioni concitate dei gamer comprendono l’emozione del “fiero” quando si conquista una vittoria sudata con fatica e quella della frustrazione (del senso di competenza) quando la performance del videogiocatore non rispetta le proprie aspettative. Quella che gli esperti percepiscono come aggressività è in realtà una reazione di frustrazione che si può manifestare anche in giochi che non hanno una grafica esplicitamente violenta, come Tetris.

I video games sparatutto potenziano alcune capacità cognitive

Daphne Bavelier, ricercatrice presso l’Università di Ginevra, ha scoperto che i videogiochi d’azione e sparatutto potenziano alcune abilità cognitive tra cui: acuità visiva, attenzione divisa e memoria a breve termine. Inoltre, altri studi recenti,
hanno dimostrato che i videogiochi che includono contenuti violenti non sono associati a comportamento violento negli adolescenti. In questo studio la violenza dei contenuti è stata valutata non solo in modo soggettivo dai ragazzi che hanno partecipato allo studio (perché questo dato potrebbe essere distorto), ma anche in modo oggettivo attraverso i sistemi di classificazione europeo (PEGI) ed americano (ESRB). I genitori hanno indicato eventuali comportamenti aggressivi dei figli negli ultimi tempi e questi dati sono stati incrociati con i precedenti. Il risultato è stato che l’esposizione ai contenuti violenti di alcuni videogiochi non aumenta l’aggressività dei ragazzi.

In conclusione, la risposta alla domanda “è vero che i videogiochi violenti possono rendere i ragazzi aggressivi?”, è no, l’esposizione dei giocatori a contenuti violenti all’interno dei video games non è causa di comportamenti aggressivi nella vita reale. Le informazioni lette in questo articolo e un atteggiamento di curiosità dovrebbero sciogliere un po’ d’ansia se ora provate a sedervi accanto ad un gamer e ad osservare da vicino la sua passione.