Valiant Hearts: The Great War

Valiant Hearts: The Great War. Sviluppatori: Ubisoft Montpellier. Piattaforma: PlayStation®4, PlayStation®3, Xbox One e Pc. Anno: 2014. Lingua: anche in italiano. Prezzo: € 14,99 

Veniamo subito al dunque: Valiant Hearts – The Great War è un videogioco meraviglioso sotto diversi punti di vista. Prima di passare ad un esame vero e proprio vorremmo subito anticipare che è un’opera che racconta la Prima Guerra Mondiale prendendo spunto da storie vere, storie di uomini comuni strappati di punto in bianco dalla propria quotidianità e costretti ad andare a combattere al fronte, in alcuni casi senza neanche sapere il motivo, poiché, nei primi anni del 1900, le informazioni di certo non viaggiavano velocemente come oggi e i contadini difficilmente sapevano leggere un giornale. Come infatti si evince da alcune lettere presenti nel gioco e scritte veramente dai soldati del fronte Franco-Germanico (a tal proposito gli sviluppatori hanno fatto un attento lavoro di ricerca storica, ottenendo permessi speciali per accedere a documenti reali), questi uomini erano molto più preoccupati per le condizioni dei propri cari, dei raccolti e dei pascoli, senza nemmeno conoscere le condizioni politiche e di potere che avevano scatenato il conflitto.

Valiant Hearts, pubblicato da Ubisoft nel Giugno del 2014 sugli store online di PC, PlayStation, Xbox e sistemi mobile (iOS e Android), è capace di raccontare questo triste avvenimento storico – datato 1914/1918 – con la stessa poesia delle più note opere letterarie e cinematografiche. Anzi, per certi aspetti riesce ad andare anche un po’ oltre: il contrasto tra l’estetica da buffo cartone animato (assolutamente non violenta) e le esperienze tragiche che si affrontano virtualmente impersonando i quattro protagonisti del gioco, ci fa sorridere da un lato, e commuovere profondamente dall’altro, grazie anche a una narrazione coinvolgente, che non scade in stereotipi e che è comprensibile per chiunque (il gioco è completamente localizzato in italiano).

E qui ci si rende conto che Valiant Hearts è un’opera che si può giocare anche insieme a tutta la famiglia: sebbene sia un Pegi12 (attenzione: il Pegi non è un divieto) la presenza di genitori e perfino di nonni può essere una buona occasione per stare insieme, per passare continuamente dal gioco allo scambio di opinioni, riflettendo sulla storia, sulla guerra (non necessariamente soltanto quella del ’14-18), sui valori e la dignità umana.

Discorso analogo anche in ambiente scolastico: Valiant Hearts è ricco di spiegazioni brevi ma precise inerenti il primo conflitto mondiale (le cause, l’evolversi delle battaglie e delle alleanze ecc.) arricchite con documenti storici reali come fotografie d’epoca rielaborate a colori, e quindi potrebbe tranquillamente essere utilizzato a scuola come un ulteriore strumento di apprendimento.

Avendo menzionato famiglia e scuola, ambienti tipicamente protetti e suscettibili a critiche esterne, facciamo notare inoltre che in Valiant Hearts il giocatore non imbraccia fucili per sparare ai nemici; l’arma principale è un pizzico di ingegno: bisogna infatti utilizzare gli oggetti per aprirsi dei percorsi e aggirare gli avversari oppure, se si lanciano delle bombe, queste saranno utilizzate non per uccidere ma, ad esempio, per aprire dei varchi nei muri.

Il sistema di controllo è semplice ed immediato; anche se i pad delle console moderne sono dotati di tanti tasti, in Valiant Hearts se ne usano pochissimi e inoltre il gioco è piuttosto generoso in quanto a suggerimenti (che si possono comunque togliere scegliendo il livello di difficoltà “veterano” a inizio partita). Di conseguenza il livello di difficoltà è basso, ma non è certo il fattore sfida a motivare la scelta di questo titolo. Per questi motivi Valiant Hearts è tranquillamente fruibile anche per chi non è avvezzo ai videogame e la durata relativamente breve (poche ore) può invogliare alla prova anche chi solitamente evita di impegnarsi in videogiochi perché “richiedono troppo tempo”.

E’ interessante citare il fatto che in Valiant Hearts qua e là sono nascosti degli oggetti che, se raccolti, impreziosiscono l’avventura raccontandoci qualche aneddoto curioso. Ad esempio raccogliendo una penna a sfera ci viene proposta una schermata che racconta quanto questo strumento di scrittura sia diventato di uso comune proprio durante la Prima Guerra Mondiale, perché ai soldati era necessario un mezzo più versatile per scrivere le lettere da inviare ai propri cari.

Alcuni dettagli si sprecano, ma sta alla forma mentis del giocatore e alla sua sensibilità saperli cogliere: ad esempio il colore della pelle dei soldati (tutti nerboruti e ben piazzati) tende al grigio… molti di coloro che partivano per combattere sapevano che difficilmente avrebbero fatto ritorno.

Valiant Hearts: The Great War è quel videogioco capace di mettere in risalto il potenziale non solo ludico dei videogame, di far vedere le cose da un punto di vista più ampio agli scettici, a quelli che criticano l’intrattenimento elettronico a priori.

Peccato per quelli che, proprio a causa di questi preconcetti, non lo proveranno mai. Peccato per la stessa industria videoludica che oggi, purtroppo, punta a pubblicizzarsi con contenuti di ben altra natura. Eppure le perle non mancano.