Whatsapp, anche uno sticker può ferire
Offendere su whatsapp? Si può. Con le parole, con le immagini e persino con gli sticker. È l’allarme lanciato dalla Polizia Postale che ne rileva un uso spesso improprio e distorto e che ai più giovani dice: «Postate con la testa!»
Facciamo un passo indietro. Da qualche tempo l’applicazione di messaggistica offre agli utenti la possibilità di scaricare e condividere pacchetti di sticker, cioè adesivi digitali che accompagnano i messaggi in chat. È possibile utilizzare sticker esistenti, condividerli, ma anche crearne di nuovi e personalizzati, sulla base di fotografie reali.
Una novità che piace moltissimo ai più piccoli, ma che rischia di diventare uno strumento pericoloso.
Sticker e minori: un legame pericoloso
La Polizia postale ha ricostruito diversi casi in cui gli sticker vengono utilizzati anche dai più giovani come strumento per veicolare contenuti e messaggi offensivi, violenti, discriminatori, antisemiti o pedopornografici.
Lo spiega meglio Ida Tammaccaro, dirigente della Polizia postale, che abbiamo intervistato.
«Negli ultimi tempi – dice – questo tipo di servizio sta ricevendo il consenso degli utenti preadolescenti e adolescenti, i quali, tuttavia, spesso ne fanno un uso improprio, diffondendo adesivi digitali dai contenuti illeciti (pedopornografici, xenofobi, discriminatori, etc.) ed esponendosi a responsabilità penali relative alla diffusione e divulgazione di materiale pedopornografico».
Attualmente sono stati rilevati a livello nazionale 7 casi di uso improprio di sticker e altrettanti minori sono indagati per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico.
In uno scenario nel quale la continua evoluzione tecnologica influenza ogni azione del nostro vivere quotidiano, la Polizia Postale e delle Comunicazioni dedica particolare attenzione alla tutela dei minori.
«Il ritmo frenetico delle innovazioni tecnologiche e dei nuovi mezzi di comunicazione, conseguenti alla diffusione di Internet su larga scala e, in particolare, la progressiva diffusione di smartphone e tablet tra i minori, – continua la Tammaccaro – sono solo alcuni degli elementi che agevolano le forme di aggressione in rete verso l’infanzia e l’adolescenza, determinando, di conseguenza, un notevole incremento non solo di reati che vedono coinvolti i minori online, quali la pornografia minorile e il cyberbullismo, ma anche della diffusione di altre forme di aggressione nei loro confronti, come le condotte autolesioniste, le cosiddette challenge».
Una rete… di diritti e di pericoli
Oggi i ragazzi trascorrono in rete sempre più tempo; in rete studiano, si conoscono, intrattengono relazioni, giocano, acquistano, ascoltano musica, guardano film, in altre parole, sulla rete hanno una propria vita virtuale.
Ciò che accomuna e caratterizza l’uso dei social network è che gli utenti hanno quasi la sensazione di agire in una sorta di spazio personale in cui si crea un tale senso di intimità che spinge – più che nella vita reale – ad esporre la propria vita privata, a rivelare informazioni personali a scapito della propria privacy e di quella altrui.
«Emerge dunque l’esigenza di trovare un giusto ed equilibrato bilanciamento tra gli opposti interessi in gioco: da un lato la tutela della libertà di manifestazione e circolazione del pensiero; dall’altro, la tutela di altri interessi giuridicamente rilevanti e che potrebbero essere lesi da un esercizio sconsiderato della libertà in questione – ad esempio il diritto all’onore, alla reputazione, alla dignità personale, alla riservatezza, al buon costume, alla morale», spiega ancora la dirigente Tammaccaro.
I consigli della Polizia postale
In questo scenario diventa assolutamente necessaria la diffusione di consigli, suggerimenti ed indicazioni a giovani e genitori, finalizzata all’utilizzo consapevole del web ed alla conoscenza degli strumenti a disposizione per proteggersi dai rischi della rete.
Per i genitori
- sensibilizzate i ragazzi ad un uso consapevole della Rete e, in particolare, dei sistemi di instant messaging (Whattsapp, Telegram, etc.);
- vigilate sul materiale (video, foto, sticker) che i ragazzi condividono;
- rivolgetevialle Forze dell’Ordine per segnalare situazioni riconducibili a tale fenomeno e/o per chiedere consigli.
Per le ragazze e i ragazzi
- non create né partecipate a “gruppi” il cui fine è la diffusione di immagini a sfondo sessuale, razzista ed offensive nei confronti di persone diversamente abili;
- non diffondete o scaricate sticker di tale contenuto;
- se siete a conoscenza che avvengano tali fenomeni tra i vostri amici, parlatene con un adulto di riferimento (genitore, docente, allenatore, etc.);
- non esitatea contattarci sul nostro sito, per avere utili consigli;
- postate con la testa.
Il portale della Polizia postale è divenuto ormai un punto di riferimento per chi cerca informazioni, ma anche per chi vuole denunciare comportamenti illeciti.
A questo “commissariato online” sono giunte ad esempio «diverse segnalazioni per reati di cyberbullismo, perpetrati soprattutto in ambito scolastico da parte di studenti nei confronti di compagni attraverso i social media, con atti denigratori e diffamatori nei confronti delle giovani vittime», aggiunge Ida Tammaccaro.
Insomma, la Polizia postale conferma impegno e attenzione nel monitorare e contrastare quei fenomeni che sul web espongono i minori a rischi e pericoli, ma tutti – grandi e piccoli – siamo invitati a collaborare, per rendere la rete un posto più sicuro.