Peppa, Masha e Gatto Boy, i modelli di infanzia nei cartoni animati di oggi
Peppa, Masha e Gatto Boy tra i banchi dell’Università, ma non è un film d’animazione in programmazione nelle sale in compagnia dei “cinepanettoni”. Si è svolto infatti venerdì scorso presso il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze un convegno dedicato proprio all’analisi dei cartoni animati per la prima infanzia, organizzato da Cosimo Di Bari, ricercatore di pedagogia generale e sociale proprio presso l’Ateneo fiorentino.
Si tratta di testi animati che ormai sono sempre più presenti nella vita dell’infanzia: grazie alla TV, che offre canali tematici dedicati ai bambini in età prescolare, ma grazie anche ai dispositivi mobili, che fanno sì che ciascun genitore possa decidere di mostrare quei cartoni animati alle bambine e ai bambini anche fuori dalle mura domestiche.
I cartoni animati che mirano prima all’intrattenimento, poi all’educazione
Il convegno ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare educatrici, educatori, insegnanti, genitori e studenti rispetto all’importanza di conoscere quei testi e di non considerarli “innocui” per il semplice fatto che sono prodotti appositamente per l’infanzia. Si tratta infatti di testi che entrano prima di tutto nelle logiche commerciali e che mirano prima all’intrattenimento che all’educazione. E che, eccezion fatta per
Rai Yoyo (che ha abolito la pubblicità nel maggio 2016), vanno in onda intervallati da réclame pensate appositamente per rendere il bambino consumatore-indiretto, spesso nutrendosi di inquietanti stereotipi di genere (come ha sottolineato Irene Biemmi nella sua relazione).
Gli interventi di Franco Cambi (uno dei pedagogisti italiani più importanti) e Flavia Bacchetti (esperta di letteratura per l’infanzia) hanno sottolineato continuità e discontinuità tra i racconti per l’infanzia, il fumetto e i cartoon. Questi ultimi hanno un enorme potenziale per la loro capacità di catturare l’attenzione, ma non possono consentire nei fruitori lo stesso grado di interazione che prevedono altri media, quale ad esempio il libro. Occorre pertanto conoscerli, analizzarli, interpretarli, secondo l’operazione che Roland Barthes suggeriva negli anni ’50 del secolo scorso rispetto ai “miti” di allora.
Quale modello di infanzia mettono in mostra questi cartoni animati?
Gli interventi di Anna Antoniazzi, Luana Di Profio e Cosimo Di Bari hanno cercato proprio di scoprire cosa sta dietro quei personaggi, quelle musiche e quei colori.
Peppa Pig mostra un’immagine di infanzia che “comanda” all’interno della famiglia. Figure genitoriali che non riescono a stabilire le regole e anzi se le fanno “dettare” dalla bambina stessa. Vi è inoltre una voce fuori campo che spiega per filo e per segno quanto avviene nel cartoon, senza lasciare spazio all’immaginazione del fruitore.
E Masha? Per quanto musiche, colori, scene si susseguano in modo molto rapido, correndo il
rischio di indurre le bambine e i bambini in uno stato di incantamento, il modello di infanzia qui è più affine alle funzioni tipiche della letteratura dell’infanzia. È una bambina curiosa e incontenibile, desiderosa di esplorare la realtà. E quella stretta vicinanza con Orso? In realtà è un “adulto” accogliente, per dirla con Bettelheim, “quasi perfetto”. Empatico, paziente, affettuoso.
Gli stessi PJ Masks meritano di essere guardati attentamente. Perché da un lato ci sono aspetti preoccupanti: si pensi alla costante rappresentazione del “male”, presente in ogni puntata con almeno uno dei tre cattivi (Romeo, il Ninja della notte, Lunetta), oppure alla creazione di un cartoon “thriller”, dai ritmi e dalle musiche tipiche di un film di azione. Dall’altro però molto interessanti risultano l’idea di “superare” la paura del buio, la rappresentazione di “eroi” fragili, ma anche l’intento di rendere la collaborazione e l’amicizia il prerequisito fondamentale per la risoluzione di ogni problema.
Cartoni animati di qualità rivolti ai bambini
E, accanto ai modelli più commerciali, si è parlato anche delle produzioni di qualità. Sono stati infatti ospiti Francesco e Sergio Manfio, rispettivamente direttore generale e presidente del Gruppo Alcuni, produttori, tra gli altri, di cartoon come I Mini Cuccioli e Leonardo. I due produttori hanno spiegato quali obiettivi educativi si prefiggono i loro prodotti, presentando il film d’animazione che andrà nelle sale nei prossimi giorni e offrendo anticipazioni sulla nuova serie de I Mini Cuccioli.
Inoltre, Chiara Lepri ha mostrato il rapporto che può intercorrere tra arte e narrazione in cartoni animati meno celebri ma ricchi di spunti educativi come quelli di Emanuele Luzzati e Giulio Gianini. E, infine, Chiara Tognolotti ha mostrato i possibili usi didattici di due cortometraggi Pixar come The Present e For the Birds, sottolineandone le potenzialità.
Rischi e potenzialità dei cartoni animati
Un lungo pomeriggio, ricco di riflessioni interessanti davanti ad un’aula al massimo della capienza:
l’auspicio è che a partire da riflessioni come queste si diffonda la consapevolezza che i cartoon hanno tanti rischi quante potenzialità. E per cercare di vincere l’idea che i cartoon – così come il tablet o lo smartphone, siano strumenti ai quali “delegare” la gestione delle bambine e dei bambini nei momenti critici.
Così come un libro può essere valorizzato dalla presenza di un adulto che legge ad alta voce, allo stesso tempo anche un cartoon per vedere decantate le proprie potenzialità necessiterebbe di un accompagnamento di un adulto che invita, gradualmente in base alle capacità di parlare del bambino, a raccontare quanto ha visto e che dunque utilizzi quei testi come spunti per poi giocare, disegnare e riflettere insieme.
Per approfondire, dal 9 gennaio 2020 sarà disponibile il libro Cartoon educativi e immaginario infantile. Riflessioni pedagogiche sui testi animati per la prima infanzia, a cura di Cosimo Di Bari e con i contributi di Franco Cambi, Luana Di Profio, Anna Antoniazzi, Elena Falaschi, Farnaz Farahi, Chiara Lepri, Irene Biemmi, Francesco Manfio e Sergio Manfio