Didattica a distanza: la testimonianza degli insegnanti in un’indagine
Con l’emergenza Coronavirus, i docenti delle scuole di ogni ordine e grado si sono dovuti attivare per la didattica a distanza (DAD). Un contesto che ha obbligato la scuola italiana a superare in tempi accelerati il gap digitale che la caratterizzava. Dato questo scenario, l’azienda di comunicazione educativa La Fabbrica ha deciso di raccogliere la diretta testimonianza degli insegnanti per provare a fare il quadro della situazione vissuta e delle prospettive future.
E’ stato proposto ai docenti un questionario online con domande chiuse e molti spazi per commenti liberi: una sorta di traccia che permettesse a tutti di esprimersi sul tema della DAD, del suo valore in questo periodo di emergenza, dell’eredità che questa esperienza avrebbe lasciato sul loro “comportamento” didattico futuro.
Chi sono i docenti intervistati
Gli intervistati sono i docenti di ogni grado scolastico che in Italia hanno un rapporto di lavoro didattico con scuola.net, il portale La Fabbrica riservato ai docenti, il cui ruolo è di portare nelle classi il mondo extrascolastico, quello che enti, fondazioni, associazioni e aziende rappresentano e testimoniano. I 1072 docenti intervistati, autoselezionati, sono espressione della grande varietà di situazioni scolastiche presenti in Italia dall’infanzia alle superiori, distribuiti nel modo seguente: 256 Lombardia, 117 Piemonte, 96 Campania, 91 Lazio, 69 Sicilia, 68 Puglia, 67 Toscana, 64 Emilia Romagna, 58 Veneto, 33 Calabria, 31 Liguria, 28 Sardegna, 27 Marche, 19 Basilicata, 17 Abruzzo, 14 Friuli Venezia Giulia, 7 Umbria, 5 Molise, 4 Trentino Alto Adige, 1 Valle d’Aosta.
Si tratta di un campione non identificato secondo un disegno statistico, ma funzionale allo scopo principale dell’indagine: una rapida e articolata raccolta di ciò che si è provato e sperimentato sul campo per verificare con tempestività la situazione e tastare il polso della scuola.
Gli ostacoli da superare
Tutti i docenti intervistati sono stati coinvolti nella DAD, sia che fossero già esperti in didattica digitale a distanza (“La DAD succede da sempre, sia se gli alunni si assentano per lunghi o meno lunghi periodi, sia che il docente pratichi attività di recupero delle lezioni per il singolo o per il gruppo”. “Visione di video per ampliare o aggiornare i contenuti dei testi, app per consolidare contenuti si utilizzavano in classe ben prima di questa emergenza. Dove sono le novità?”) o che siano riusciti a mantenere la routine scolastica nonostante le oggettive difficoltà tecnologiche. Le loro e quelle delle famiglie, che ha causato in alcuni casi la sospensione delle lezioni per alcuni bambini/ragazzi.
DAD o non DAD?
Questa sensazione di impotenza di fronte alla perdita di una parte, seppure minoritaria, di alunni è il motivo delle perplessità sulla DAD, tanto da far esprimere a un docente delle superiori un giudizio tranchant: “la DAD è un fallimento totale”. Un estremo. I colleghi di tutti i gradi scolastici mettono in evidenza i limiti determinati dalla loro stessa impossibilità di uscire di casa per andare a recuperare fisicamente i dispersi, ma anche le opportunità di mantenere il contatto proprio grazie alle potenzialità della comunicazione digital: “I docenti hanno messo in campo tutte le proprie competenze per raggiungere tutti gli alunni”. “Le video chiamate di gruppo, le video letture, i messaggi registrati fanno sì che si riesca a mantenere un legame”.
I genitori
Legame mantenuto in questo dialogo da casa a casa, senza la cornice rassicurante della classe e dei compagni, anche grazie all’impegno di tanti genitori, disposti a seguire i più piccoli nelle attività (“Un immenso GRAZIE a tutti i genitori della nostra classe che con la loro fiducia ci supportano quotidianamente”), a lasciare gli spazi di lavoro autonomo ai più grandi (“Essendo ragazzi delle superiori, le famiglie ci contattano solo in caso di esigenze particolari, tramite email, telefonate, videocall”), a continuare e rinforzare il dialogo e il patto formativo (“la famiglia che sostiene, guida, sollecita e ricorda ai figli gli impegni scolastici”).
Di fatto, anche in questa situazione si è riproposta una delle discriminanti del successo formativo: ”la buona riuscita della DAD è frutto di un lavoro costante e sinergia tra alunni, famiglie e docenti”.
Il futuro possibile
Gli intervistati in generale non hanno sottovalutato né l’importanza di aver potuto in questa situazione mantenere il dialogo digitale né la consapevolezza di aver molto appreso da questa occasione di full immersion nel dialogo educativo online: “Esperienza molto difficile, ma per certi versi stimolante per noi docenti che dobbiamo cercare di reinventare il nostro modo di fare didattica”. “Ho acquisito delle competenze e abilità superiori, ciò mi è/sarà utile”. “Già precedentemente lavoravo con materiali tecnologici in affiancamento ai tradizionali, sicuramente ora conosco più strumenti che posso utilizzare”.
La DAD può divenire davvero parte integrante della pratica quotidiana dell’insegnamento anche al di fuori di una situazione di emergenza che si spera possa esaurirsi nel minor tempo possibile (“Si riponga il salvagente, si esca da casa, si vada a scuola”). Con un valore in più in termini di rinnovo della didattica e acquisizione da parte degli studenti di competenze trasversali, life skill: “La didattica a distanza modifica il ruolo del docente che deve imparare a investire sul lavoro autonomo dello studente. In questo ambito il docente e lo studente diventano parte di un unico processo che sposta il focus della didattica sulle capacità piuttosto che sul controllo contribuendo alla crescita personale dei ragazzi”.
Ovviamente ciò può avvenire a patto di risolvere le aree di debolezza identificate: non solo la presenza di dispositivi idonei e reti informatiche di supporto, ma anche di prodotti didattici specifici, di progetti e percorsi innovativi e disegnati ad hoc che consentano di sviluppare a pieno tutto il potenziale del metodo, anche con una fattiva integrazione con l’extrascuola, considerata dalla quasi totalità (95%) dei docenti di ogni grado scolastico utile per quanto ha fatto nell’emergenza e da mantenere per il futuro: “Sia da lezione a tutti che il bene del Paese parte dalle scuole del territorio come luoghi della ricerca legati a ogni forma di produzione reale”.
Qui l’indagine completa e qui l’abstract