Inua: una storia di brucianti ambizioni nelle terre gelate degli Inuit
Inua: a story in ice and time è un videogioco che, a dispetto del titolo, non racconta una ma tre storie, separate nel tempo ma tutte ambientate nella regione ghiacciata e semideserta del Nunavut, nel Nord del Canada. Il comune denominatore che unisce queste storie è la perseveranza e l’ostinazione nel perseguimento dei propri sogni, di una vita all’altezza di noi stessi, che può però anche trasformarsi in ossessione.
Tre viaggi, la stessa destinazione
Inua ci mette nei panni di tre personaggi appartenenti a tre epoche storiche diverse, apparentemente slegati. Simon è un ufficiale della marina inglese imbarcato sulla nave da esplorazione Terror, salpata dalle coste inglesi nel 1845 e diretta verso le gelide acque artiche nella ricerca del famoso “passaggio a nord ovest”, che avrebbe permesso alle navi inglesi di commerciare su rotte estremamente più brevi con le Indie. La Terror salpò insieme alla Erebus in quella che passò alla storia come la Spedizione Franklin con a bordo 234 uomini: come è noto nessuna delle due navi riuscì nell’impresa e del suo equipaggio furono ritrovati solo 40 corpi. Ai giorni nostri la giornalista Taïna ha la possibilità di realizzare lo scoop di una vita: imbarcata su una nave da ricerca vuole gettare finalmente luce sul destino della Terror e della Herebus, guadagnandosi così la fama ma sopratutto l’indipendenza economica dai suoi genitori. La terza storia che seguiremo sarà quella di Peter, un giovane filmaker che negli anni ’50 partecipa al Progetto Borealis, il cui scopo ufficiale è quello di documentare le ricerche attorno a un cratere formatosi in seguito all’impatto di un meteorite, ma che è molto più interessato a documentare la selvaggia natura dell’artico. Ognuno di questi personaggi è ben delineato così come le forti motivazioni che spingono avanti le loro vicende, che finiranno per intrecciarsi, guidate dalla loro ambizione e dal destino.
Personaggi in cerca di idee
Il gameplay di Inua è molto rilassato e si configura come quello di un’avventura grafica: per la maggior parte del tempo il giocatore dovrà esplorare con il cursore gli ambienti di gioco, meravigliosamente disegnati dall’artista francese Delphine Fourneau. Trovare oggetti chiave instillerà delle idee (chiamate tokens nel gioco) nella mente dei personaggi, con la conseguenza di offrire da un lato profili psicologici più complessi e dall’altra di permettere al giocatore una certa libertà nel decidere come farli interagire tra loro. Abbiamo inoltre apprezzato la scelta stilistica di rappresentare le scene di gioco come delle isole sospese a schermo, facendole sembrare come delle idee o dei ricordi, e la possibilità di ruotare le scene secondo inquadrature ben studiate.
Tra fatti storici e miti
Come già detto, il gioco si svolge nel Nanuvat, la propaggine più settentrionale del territorio canadese popolata da indigeni Inuit. Abbiamo apprezzato la rappresentazione della cultura di questo popolo nel gioco, mettendo in scena miti e tradizioni ma fornendo anche accenni a vicende appartenenti alla storia recente come le deportazioni di bambini e giovani indigeni, rinchiusi nelle cosidette “Scuole residenziali”, il cui scopo era quello di sradicare la cultura millennaria degli indigeni partendo dai giovani in un terribile tentativo di genocidio culturale. Proprio per cercare di aiutare a preservare la cultura di questi popoli gli sviluppatori di Iko, The Pixel Hunt e Arte France hanno deciso di coinvolgere attivamente nella realizzazione del gioco associazioni e attivisti che si battono per la conservazione e divulgazione della cultura Inuit, così da dare una rappresentazione più corretta possibile delle loro tradizioni. I personaggi indigeni in-game, inoltre, sono doppiati nella loro lingua di origine e la stessa musica di gioco richiama strumenti e vocalizzi della cultura Inuit. Questi lodevoli sforzi sono valsi al gioco premi importanti come il Cultural Impact Award di Apple e il Best Story Award di Google Play. Alla luce di tutti questi aspetti ci sentiamo di consigliare senza riserve Inua.
Il gioco è classificato come 9+ ma è opportuno che sia fruito in età un po’ più avanzata, in modo da cogliere maggiormente alcune sfumature della storia (sopratutto il finale). L’unico altro scoglio da segnalare per il giocatore è il fatto che sia in lingua inglese, sebbene il testo rimanga nella maggior parte dei casi di semplice comprensione anche a giovani adolescenti. Ogni dialogo, inoltre, può essere letto con calma, dato che scompare solo dopo aver interagito una seconda volta con esso. Per questo Inua può essere usato anche come uno strumento narrativo per l’educazione della lingua inglese in classe e a casa. In conclusione, Inua è un titolo che merita il massimo dei voti, per il suo contenuto culturale e per la capacità di saper raccontare una storia diversa dal solito, in cui la perseveranza non è un valore universalmente positivo che porta al lieto fine, soprattutto quando ci fa dimenticare che la storia di cui siamo i protagonisti non è l’unica che ha il diritto di essere raccontata.