La metà dei bambini italiani corre rischi in rete

smartphone

In Italia, il 55% dei bambini è a rischio informatico, cioè è sottoposto a situazioni e fenomeni pericolosi. Il dato emerge dal DQ Impact Report 2018, una ricerca internazionale sui pericoli legati alla rete e al digitale per i bambini tra gli 8 e i 12 anni, condotta dal DQ Institute di Singapore e dal World Economic Forum, insieme ad alcune prestigiose università asiatiche e statunitensi.

Questo report globale ha coinvolto decine di Paesi del mondo in una riflessione trasversale su conoscenze, consapevolezza e cittadinanza digitali. Oltre al report globale, presentato nel mese di febbraio durante il World Economic Forum a Davos in Svizzera, ogni nazione partecipante ha ricevuto un report dedicato, con i dati relativi allo stato di digitalizzazione dei bambini compresi nella fascia d’età 8-12 anni. In Italia, grazie alla collaborazione del referente nazionale Boboto, hanno partecipato numerose scuole. Nello studio sono stati coinvolti oltre 1500 bambini e educatori.

La situazione italiana, analizzata attraverso le risposte ai sondaggi anonimi che il DQ Institute ha formulato, è in linea con le tendenze internazionali. Questo significa che, nel mondo, la metà dei bambini in età scolare è potenzialmente soggetta ad atti di bullismo online e ad altri fenomeni pericolosi.

In Italia i bambini sono sempre connessi

Perché nella rete che dovrebbe unire, avvicinare e veicolare messaggi ed esperienze positive, ci sono così tanti rischi anche e soprattutto per i più piccoli? Innanzitutto perché i bambini sono sempre connessi.

La situazione italiana non fa che confermare questa tendenza. Stando al report, infatti, i minori italiani hanno più possibilità (e più tecnologie) con cui accedere a Internet.

Il 59% degli intervistati ha dichiarato di connettersi tramite il proprio smartphone; il 32% usa, invece, il computer di famiglia.

Sono molti, poi, i minori che possiedono ulteriori strumenti tecnologici, come tablet e computer personali, che usano in totale autonomia e che non condividono con altri membri della famiglia.

Il risultato, analizzando i numeri, si traduce in un vero e proprio abuso da Internet. I bambini che possiedono telefoni cellulari e usano attivamente i social, infatti, trascorrono davanti allo schermo circa 11 ore in più a settimana, rispetto ai coetanei che non hanno un proprio cellulare e non utilizzano piattaforme social, con una probabilità maggiore del 27% di essere coinvolti in rischi informatici.

A questo si aggiunge – e non è di secondaria importanza – che molti di questi bambini non hanno ancora raggiunto l’età minima imposta da vari social network per effettuare l’iscrizione. Il loro accesso alla rete avviene, in molti casi, attraverso una bugia:

il 94% degli intervistati ha mentito sulla propria età, al momento dell’iscrizione, dichiarando di avere un’età maggiore.

dq report

 

Le attività preferite dai più piccoli online

Cosa guardano i bambini in rete? Cosa cercano?

Il 70% degli intervistati, di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, usano Internet per guardare video online; il 50% usa, invece, le applicazioni di messaggistica.

A seguire, tra le attività preferite dei più piccoli, ci sono i videogiochi e l’ascolto di musica.

Tra i siti più usati e visitati ci sono, in ordine, WhatsApp, YouTube, Instagram, Snapchat e Facebook. In Italia, WhatsApp è più popolare tra i bambini rispetto ai coetanei nel resto del mondo.

dq report

Il pericolo più comune è il cyberbullismo

Tra i rischi informatici più comuni tra i più piccoli c’è il cyberbullismo, fenomeno che si è verificato nel 47% dei casi, durante l’ultimo anno.

Il 18% degli intervistati ha dichiarato di essere stato coinvolto in situazioni di natura sessuale (ha ricevuto richiese di conversazioni sessuali o contenuti sessualmente espliciti, da parte di estranei. Il 14% di questi minori ha incontrato sconosciuti nella vita reale, dopo aver chattato con loro.

Una situazione a dir poco allarmante, che genera immediatamente una domanda: dove sono gli adulti (genitori o educatori), quando i bambini sono al computer o al cellulare? Ancora il report ci aiuta con un altro dato: in Italia, ogni bambino trascorre online circa 36 ore a settimana (4 ore in più rispetto alla media globale) e questo avviene senza che ci sia la presenza o il controllo di un adulto.

È evidente e tutt’altro che scontato che la presenza di un adulto, o meglio ancora la guida e il consiglio di una persona “più grande” possa essere un aiuto fondamentale per i bambini, a patto che ci sia la consapevolezza degli strumenti digitali.

E qui sorge, appunto, una grossa lacuna: gli adulti, spesso, sono molto meno esperti dei minori, in fatto di social e strumenti digitali.

bambini e smartphone

Molti adulti sono ancora impreparati

Accanto alla criticità della situazione italiana (spesso addirittura protagonista di un triste primato rispetto ad altri Paesi del mondo) emerge un altro fattore di non trascurabile importanza: il ruolo degli educatori e la loro non adeguata preparazione sugli strumenti digitali.

Gli educatori intervistati, infatti, hanno confessato la loro scarsa consapevolezza rispetto ai rischi informatici. Ne deriva, ovviamente, l’incapacità di fornire assistenza ai più piccoli, suggerendo strumenti che possano guidare alla navigazione sicura, evitando pericoli e minacce.

La fotografia scattata da questo report, impietosa e abbastanza preoccupante, da un lato ci suggerisce di non sottovalutare i pericoli della rete e le abbuffate social, dall’altro ci invita a seguire, condividendoli con i più piccoli, percorsi di educazione e consapevolezza digitale.